Doc. IV, n. 5-A-bis





Onorevoli Colleghi! - Premessa. A nome di una minoranza della Giunta, riferisco sulla domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Nicola COSENTINO, avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, ai sensi dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione e 4 e 5 della legge n. 140 del 2003, nell'ambito del procedimento penale n. 36856/01 RGNR. La misura cautelare si inserisce nel quadro di una vasta e complessa inchiesta della procura della Repubblica di Napoli sulle attività della camorra in varie zone dell'entroterra campano, a nord di Napoli, in particolare in provincia di Caserta.

I fatti e il contesto. L'inchiesta prende in considerazione un ampio arco temporale e molte decine di soggetti.
A carico del deputato Cosentino si ipotizza il concorso esterno nell'associazione mafiosa, in relazione al sodalizio di tipo camorristico operante in quel territorio.
Il concorso si sarebbe concretizzato nel contributo causale dato dall'On. Cosentino al disegno di affermazione ed espansione dei clan di Casal di Principe e al parallelo sviluppo imprenditoriale e alla progressiva affermazione di una società (la ECO4 SpA) caratterizzata dalla presenza di soci malavitosi e dalla conduzione con metodi mafiosi in cambio di sostegno elettorale e di assunzioni clientelari funzionali alla ricerca del consenso.
Il settore privilegiato di questa intesa criminale sarebbe stato il ciclo dei rifiuti nella provincia di Caserta e il mezzo giuridico-formale che, sempre nell'ipotesi accusatoria, l'On. Cosentino avrebbe prescelto è la predetta società per azioni ECO4, tra i cui soci sarebbero stati presenti i fratelli Michele e Sergio Orsi.
Nell'ipotesi accusatoria, quindi, Cosentino e i suoi presunti sodali non avrebbero semplicemente agito quali soggetti economici nel campo dei rifiuti ma sarebbero arrivati a influire direttamente sulle scelte amministrative nell'ambito della gestione dei rifiuti medesimi, settore di vitale importanza per il controllo del territorio casertano. Tale controllo evidentemente si giovava anche dell'influenza crescente sulle scelte amministrative della struttura commissariale preposta alla gestione del ciclo dei rifiuti nella regione Campania.
L'inchiesta napoletana si inserisce in un quadro socio-economico e politico assai degradato, dove impera la camorra, quadro peraltro ben noto al Parlamento per essere stato rappresentato nel documento conclusivo della Commissione di inchiesta sulla mafia.
I clan camorristici della Campania hanno fatto dal 1980 migliaia di morti: camorristi stessi, poliziotti, giornalisti (Siani, per esempio), sacerdoti (don Peppino Diana), imprenditori onesti e cittadini inermi. La letteratura è amplissima (non v'è nemmeno il bisogno di citarla) e vi sono fatti notori, processualmente accertati e ampiamente indagati dalle Commissioni parlamentari.
La camorra è organizzata su base territoriale, senza la pacifica divisione dei compiti propria della mafia siciliana, ma con zone d'influenza sufficientemente demarcate. I processi hanno già portato a condanne pesantissime per gli Schiavone, i Bidognetti e i De Falco. Le famiglie che convivevano sul territorio casalese erano quelle dei Bidognetti e degli Schiavone. Gli esponenti più in vista erano Francesco Bidognetti detto Cicciotto 'e mezzanotte e Francesco Schiavone detto Sandokan. Oggi la famiglia Bidognetti è in marcato declino.
Nella relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta parlamentare sulla mafia della XV legislatura, approvata all'unanimità il 19 febbraio 2008 si legge tra l'altro (i corsivi sono aggiunti): «I costi di questo rapporto tra clan ed imprese vengono scaricati sulla collettività: revisioni indebite dei prezzi, ricorso alle false fatturazioni, eccetera. Ma il descritto legame trova la sua possibilità di determinarsi e produrre risultati grazie all'arrendevolezza e alla permeabilità delle istituzioni rappresentative locali. Si determina un circolo vizioso nel quale la politica si presta a fare la sua parte nella gestione degli scambi e dei favori reciproci: gli affidamenti vengono dirottati verso le imprese amiche in cambio di vantaggi di vario tipo e queste subappaltano i lavori alle imprese malavitose. Se all'epoca della ricostruzione post terremoto l'intreccio degli interessi affaristico-politico-mafiosi si traduceva in veri e propri comitati di affari che stringevano un patto con prestazioni corrispettive - aventi il fine ultimo della spartizione degli enormi flussi dei finanziamenti riversati in quegli anni sulla Campania per la realizzazione delle imponenti opere edilizie -, successivamente le imprese criminali hanno puntato sulla diversificazione, aggredendo ulteriori mercati rispetto al settore edilizio».
È opportuno citare ancora la relazione della Commissione d'inchiesta sulla mafia della scorsa legislatura: «Oggi l'impresa criminale usa sofisticati sistemi per trasferire i capitali accumulati verso attività lecite e imprese pulite: continui mutamenti degli organigrammi societari, creazione di catene di società contenitori, realizzazione di aggregazioni tra imprese. Questo nuovo ceto di "imprese legalizzate" non necessita più, in molti casi, di far valere la forza intimidatrice dell'organizzazione camorristica da cui promana: per acquisire e consolidare la propria posizione dominante sul mercato (legale) di riferimento è sufficiente la forza del denaro, di cui dispone in misura tendenzialmente illimitata».
E ancora: «L'analisi delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti in Campania non può prescindere dalla considerazione degli effetti prodotti dall'abnorme perdurare del regime commissariale. Ed infatti, accanto ad una sempre più accentuata egemonia del mercato illecito relativo allo smaltimento dei rifiuti industriali, dove la camorra - soprattutto dell'area casertana - può vantare una indiscussa primogenitura, la condizione emergenziale, che affligge la gestione dei rifiuti solidi urbani in Campania da quattordici anni, ha rappresentato per molti sodalizi camorristici la strada attraverso la quale incrementare stabilmente le proprie fonti di reddito ed accrescere il controllo su territorio ed enti locali. La domanda sempre crescente di erogazione di denaro pubblico, spesso destinato al mero mantenimento delle strutture burocratiche di governo dell'emergenza; la creazione di enti di intermediazione (in primis, i consorzi) sovente rivelatisi impropri ammortizzatori sociali, a causa del pesante fardello di lavoratori non impiegati in alcuna attività connessa al ciclo dei rifiuti; la possibilità di derogare alle regole dell'evidenza pubblica, nell'assegnazione di appalti e contratti; la sovrapposizione di competenze con la conseguente polverizzazione delle fasi decisionali, hanno posto le condizioni perché la criminalità organizzata potesse agevolmente penetrare in tutte gli snodi decisionali e svolgere il proprio ruolo di intermediazione, con particolare riferimento all'erogazione della spesa. Sul versante imprenditoriale, in particolare, le imprese camorristiche hanno colto le opportunità offerte dalla condizione emergenziale sfruttandone i gangli più redditizi: dal trasporto dei rifiuti, soprattutto fuori regione, alla individuazione e compravendita dei siti da destinare alle discariche di servizio e all'impiantistica. Tuttavia, il danno cagionato dall'intreccio fra camorra ed emergenza-rifiuti non si è arrestato alla deviazione, pressoché istituzionalizzata, della spesa pubblica destinata all'avvio di un ciclo industriale dei rifiuti. In questi anni, infatti, il groviglio di interessi e di inefficienze, di mala amministrazione e interessi criminali, proprio della gestione del non-ciclo dei rifiuti, ha esteso le proprie ramificazioni tumorali a tal punto da toccare in modo significativo l'intero sistema politico-economico della Campania, che ha visto nei flussi finanziari connessi all'emergenza-rifiuti un'opportunità di gestione del consenso e di avvio di attività imprenditoriali tanto lucrose quanto di asfittico respiro. Non solo. È accaduto, infatti, che porzioni anche apicali della pubblica amministrazione e della stessa struttura commissariale, in questa condizione di opacità istituzionale e politica, abbiano concluso con imprese collegate alla criminalità organizzata campana vere e proprie joint ventures, consentendo a queste ultime di sfruttare i canali dell'emergenza anche per i traffici illeciti di rifiuti speciali. Tutto ciò ha condotto inevitabilmente al progressivo incrinarsi del rapporto di fiducia fra comunità locali ed istituzioni. Il potere camorristico, poi, ha finito con l'essere percepito - e spesso sbrigativamente presentato - come la causa ultima dell'emergenza rifiuti, così impedendo una seria analisi delle cause della stessa e quindi un'efficace identificazione dei percorsi di fuoriuscita. L'esito, paradossale ma non inspiegabile, è quello di una camorra che - più che fomentare rivolte di piazza contro l'apertura di discariche e siti di stoccaggio provvisorio - osserva interessata l'evoluzione dell'ennesima emergenza, in attesa di poter approfittare di una fase in cui l'esigenza di interventi rapidi non consente di condurre verifiche approfondite sulla trasparenza delle imprese chiamate a cooperare; in attesa, soprattutto, di potersi presentare agli occhi delle comunità locali come coloro che hanno difeso i territori dall'occupazione da rifiuti. E così rischia di svanire anche la memoria dell'oltraggio compiuto dalla camorra su quegli stessi territori, spesso trasformati in lucrose discariche da rifiuti tossici. Con riferimento alla situazione della criminalità organizzata nella provincia di Caserta le novità emerse dalle più recenti investigazioni dimostrano come, pur in un quadro di apparente stabilità, sia in atto una significativa trasformazione della realtà criminale non soltanto sul versante più strettamente militare ma, anche e soprattutto, su quello dei rapporti con il mondo delle imprese e delle istituzioni. Anticipando qui alcune conclusioni, può certamente affermarsi che, malgrado siano stati inflitti colpi durissimi - anche sul piano patrimoniale - a seguito delle attività della polizia giudiziaria e della magistratura, il controllo del territorio resta fortissimo soprattutto per la capacità mimetica dei sodalizi operanti sul territorio, organizzati più sulla falsariga di quelli siciliani che non sullo schema di quelli napoletani. Il gruppo malavitoso che resta il più forte è quello dei casalesi che opera nella quasi totalità della provincia e, in particolare, nell'agro aversano (e cioè in quella zona confinante con la provincia sud di Napoli), in tutta la zona detta dei «mazzoni», su parte del litorale domizio facente parte del comune di Castelvolturno compreso il cosiddetto «Villaggio Coppola». Il clan dei casalesi risulta mantenere formalmente salda la sua struttura unitaria, di tipo piramidale con un gruppo di comando e con una cassa comune in cui confluiscono i proventi illeciti per l'erogazione centralizzata di uno stipendio ai quadri del gruppo. Le leve del comando fino a poco tempo fa erano saldamente nelle mani della diarchia costituita da Schiavone Francesco detto Sandokan e Bidognetti Francesco, i quali, malgrado fossero detenuti in regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, riuscivano ad imporre le proprie direttive quantomeno sulle vicende di maggiore rilevanza.
Accanto ai due soggetti sopra citati, in una posizione lievemente inferiore, si posizionavano Zagaria Michele e Iovine Antonio, entrambi da lunghissimo tempo latitanti e, pur nella loro autonomia, collegati più strettamente al gruppo Schiavone. Tutti i soggetti citati avevano propri gruppi di riferimento che operavano su specifiche zone di influenza o in particolari settori, pur nella consapevolezza di far parte di una struttura unitaria. La situazione si è, però, negli ultimi tempi significativamente modificata.
Il gruppo Bidognetti è ormai da ritenersi in totale rotta. Nel corso di quest'ultimo anno, poi, alla collaborazione di Diana Luigi si sono aggiunte quelle particolarmente importanti del cugino del capo, Bidognetti Domenico detto «bruttaccione», che aveva avuto importanti incarichi di vertice, e poi, persino, della compagna del boss Francesco, Carrino Anna. Se questi dati vengono letti unitamente alle pesantissime condanne (ad esempio, il Bidognetti Francesco è stato, nel corso dell'anno, condannato più volte all'ergastolo, così come il figlio Aniello) inflitte a numerosi esponenti del clan, può giungersi alla conclusione di un pesante e definitivo ridimensionamento del gruppo che già da tempo, del resto, era in posizione subordinata rispetto a quello di Schiavone.
All'interno del gruppo Schiavone, rimasto sostanzialmente egemone, sono pure in atto importanti movimenti per ricostruire gli equilibri di potere; la leadership di Schiavone Francesco è di fatto offuscata da varie condanne all'ergastolo - sia pure ancora in primo grado - che hanno riguardato anche il fratello Walter ed il cugino omonimo detto Cicciariello. All'interno del gruppo sembra farsi strada il figlio di Francesco Schiavone, Nicola, personaggio tuttora incensurato e particolarmente defilato rispetto alle attività di carattere militare ma molto attivo nel campo imprenditoriale con solidi rapporti nel Nord Italia e nell'Europa dell'est. [...].
Secondo quanto emerso dall'audizione dei sostituti della Procura distrettuale di Napoli in data 30 luglio 2007, da questo quadro criminale in evoluzione - caratterizzato ad oggi da un livello bassissimo di violenza e da rari omicidi posti in essere con modalità «chirurgiche» - potrebbero scaturire anche gravi fatti di sangue contro esponenti delle istituzioni, per la necessità dei nuovi vertici del gruppo sia di dimostrare la capacità di imporsi sul territorio sia di dare «soddisfazione» ai numerosi detenuti condannati con pene pesantissime sia, infine, di impedire nuove scelte collaborative. Del resto, è recente la conclusione del più importante dibattimento riguardante il clan (noto come Spartacus I): con la sentenza, emessa dopo oltre sei anni di dibattimento, sono stati inflitti centinaia di anni di carcere, oltre 20 ergastoli e confiscati beni per svariati milioni di euro. L'esito del processo, assai negativo per il clan, potrebbe dare la stura ad una ripresa di azioni violente anche eclatanti. [...] Dalle indagini è emerso che il clan dei casalesi è particolarmente infiltrato nelle istituzioni politiche e burocratiche della provincia e capace di condizionare il voto soprattutto con riferimento alle elezioni amministrative. Lo dimostrano in modo inequivoco le numerose commissioni d'accesso predisposte dalla Prefettura di Caserta e i numerosi scioglimenti di comuni della provincia. È prepotentemente ritornato anche il voto di scambio - effettuato, in alcuni casi, direttamente con esponenti della criminalità organizzata - sia con il pagamento di somme di denaro sia con la promessa di favori e di posti di lavoro. [...]. La DDA ha dimostrato come il clan si sia infiltrato anche nel settore della raccolta legale dei rifiuti. È emblematica l'indagine sul consorzio di comuni CE 4, operante nei comuni di Mondragone ed in altri del litorale domizio; sono stati arrestati per reati associativi o comunque per delitti collegati alle attività del clan sia gli imprenditori, partner privati della società mista che doveva occuparsi della raccolta dei rifiuti, sia i vertici del Consorzio, sia numerosi affiliati del clan. Sono state segnalate strane compravendite di terreni nella zona di Villa Literno, terreni successivamente affittati al Commissariato di Governo per il ricovero provvisorio di ecoballe con pagamenti di prezzi molto elevati e senza che il posizionamento dei rifiuti scatenasse alcuna polemica in popolazioni in altre occasioni apparse pronte ad azioni anche di forza per evitare aperture di discariche, siti di stoccaggio eccetera. I soggetti che hanno stipulato i contratti di locazione sono risultati in molti casi imparentati ad esponenti del clan. Si tratta di elementi che, letti unitariamente, dimostrano come il clan dei casalesi abbia ottenuto sistematici vantaggi dalla gestione dell'emergenza rifiuti grazie evidentemente anche a connivenze delle istituzioni politiche e burocratiche. Per quanto riguarda le altre zone del casertano, partendo dal litorale domizio, va segnalato che in Mondragone, dopo la totale eliminazione del sodalizio facente capo alla famiglia La Torre ed alla scelta di collaborare effettuata dal capo di quel gruppo, si è ricostituito un gruppo criminale che ha recuperato vecchi affiliati di seconda fila».
Questo ampio richiamo è importante perché descrive efficacemente il quadro entro cui si collocano i fatti d'indagine.
Il GIP, nella sua ordinanza, ricostruisce puntualmente e scrupolosamente il rapporto di scambio «voti contro favori» instaurato dall'On. Cosentino con il gruppo camorristico dei casalesi.
Tra il clan Bidognetti, a cui dalla metà del 2002 subentrerà il clan Schiavone, e i fratelli Orsi viene stipulato un patto societario per monopolizzare i servizi di raccolta dei rifiuti dei comuni del consorzio CE4 e ottenere ingenti profitti dall'ampliamento della discarica di Parco Saurino 2. L'alleanza tra i soggetti politici coinvolti e i soggetti criminali consiste nelle assunzioni clientelari per aumentare il consenso elettorale e nel progetto condiviso della creazione di un Ciclo integrato di rifiuti alternativo e concorrenziale a quello stabilito a livello regionale.
L'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia presso la procura della Repubblica di Napoli ha appurato che l'ingresso della Flora s.r.l. nel consorzio CE4, nel 2000, avvenne attraverso una procedura competitiva di scelta del partner privato illecita e in danno della concorrente Ecocampania, facente capo ai fratelli Ferraro.
Successivamente, si è avuta la progressiva imposizione delle esigenze dei clan casalesi all'attenzione della gestione commissariale dei rifiuti in Campania attraverso l'opposizione e l'interdizione rispetto ai progetti di creazione di un ordinato ciclo industriale dei rifiuti da costoro promossi. In particolare, a tale riguardo, l'On. Cosentino si sarebbe opposto a un impianto di termovalorizzazione in località Santa Maria la Fossa e invece avrebbe caldeggiato l'apertura di una discarica in località Lo Uttaro, per contrastare la FISIAIMPIANTI aggiudicataria della gara bandita dal Commissario straordinario attraverso l'ottenimento di provvedimenti amministrativi in favore delle strutture imprenditoriali, nate e sviluppatesi sotto la protezione delle famiglie casalesi (principalmente la Impregeco).
In questo quadro viene perseguita da parte di Nicola Cosentino la costante e determinata politica di assunzioni e raccomandazioni nell'ambito della sua funzione di referente politico della zona, in attuazione della quale avrebbe indicato presidenti, direttori generali e impiegati delle varie società operanti nel settore dei rifiuti. Tra costoro, ruolo di spicco avrebbe avuto Giuseppe Valente, molte volte intercettato, indagato e poi condannato dal GUP di Napoli il 23 marzo 2009.
Diventa prioritario per dimostrare il connubio criminale la natura mafiosa della società ECO4.

Esame particolareggiato delle risultanze dell'inchiesta. Per una compiuta ricostruzione, si può partire dalle deposizioni di Luigi Diana e Alfonso Diana, che confermano i legami tra gli Orsi e i Bidognetti.
Gli Orsi sono, sino alla fine degli anni Novanta, imprenditori edili; costituiscono in data 18 novembre 1999 la s.r.l. Flora Ambiente. I Bidognetti offrono il know how, i mezzi operativi di Gaetano Vassallo, imprenditore del settore dei rifiuti, e l'intimidazione finalizzata a piegare l'opposizione concorrenziale dei fratelli Ferraro. In cambio gli Orsi garantiscono la prestazione di 50 milioni al mese e l'assunzione di soggetti collegati al gruppo criminale, rapporti preferenziali con il Presidente del Consorzio Giuseppe Valente che si presterà a violare i propri doveri di ufficio predisponendo un bando su misura per la società per far aggiudicare l'appalto, cosa che avverrà puntualmente in data 10 luglio 2000.
Il 20 agosto 2000 tra il consorzio CE4 e la Flora Ambiente viene costituita la SpA ECO4 che acquisterà l'affidamento del servizio di numerosi comuni del bacino consortile.
La compiuta ricostruzione della vicenda corruttiva e della turbativa d'asta che ha coinvolto il Presidente Valente e il DG del Consorzio CE4 (nonché presidente della commissione aggiudicatrice) De Biasio Claudio, è affidata alle dichiarazioni dei beneficiari, i fratelli Sergio e Michele Orsi (che parlano anche del contributo dato da Bruno Orrico, funzionario della prefettura in cambio di prestazioni gratuite di lavori nell'abitazione dell'amante).
Il requisito della giovane età dei soci e la preclusione per i morosi nei confronti della società appaltante costituiscono l'atout per la sicura vittoria degli Orsi, che possono contare sulla fedeltà del Valente (che ammette che Sergio Orsi gli diede 71.000 milioni in contanti). Questa dinamica è confermata da varie testimonianze, da intercettazioni e dagli gli atti di gara (vedi testimonianze degli altri commissari di gara Manlio Ingrosso e Rodolfo Napoli).
Inizialmente, gli Orsi possono contare sul patrocinio della fazione Bidognetti: dall'interrogatorio di Vassallo, socio occulto di Bidognetti Aniello e Miele Massimiliano, risulta che questi venga da loro cercato e che gli venga detto di collaborare con gli Orsi. La fornitura dei computer della Eco4 viene affidata a una società il cui titolare era Lubello Giovanni, genero di Bidognetti F. (Cicciotto), notizie confermate dalle indagini eseguite dai Carabinieri del comando provinciale di Caserta (riscontro della vendita per 65.700.000 lire).
Nell'interrogatorio del Vassallo del 3 giugno 2008 emerge la definizione della contropartita che gli Orsi possono garantire ai soci camorristi: le relazioni preferenziali con le istituzioni (Valente e De Biasio, presidente e direttore del Consorzio CE4); il progetto dell'aggiudicazione della gara e l'affidamento del servizio da parte dei comuni consorziati e anche le lucrose prospettive annesse all'ampliamento della discarica Parco Saurino 2.
Quanto previsto si verificherà puntualmente con l'aggiudicazione della gara.
Successivamente, la Setia, società di riferimento del Vassallo, ottiene per la Flora Ambiente fideiussioni bancarie dal gruppo BNL, il Vassallo fa assumere i fratelli Nicola e Salvatore dalla Eco4 e lui stesso viene assunto presso la Socom Alt, società del gruppo Orsi.
Questi fatti hanno un riscontro oggettivo nel libro matricola.
Nell'interrogatorio del 5 maggio 2008 Vassallo conferma la convocazione ricevuta da Bernardo Cirillo per il primo incontro con Sergio Orsi, riprende il tema delle grandi ambizioni degli Orsi e rappresenta la successiva evoluzione (il monopolio del ciclo integrato di rifiuti alternativo a quello di Fibe-Fisia, dati confermati dalle intercettazioni): «La previsione di una società mista pubblico-privato costituiva una breccia fondamentale per consentire nuovamente ai privati e conseguentemente anche ai gruppi organizzati mafiosi di ingerirsi direttamente nella gestione». L'ampliamento della discarica di Parco Saurino avrebbe dovuto sostenere il peso di tutto il carico di rifiuti della Campania perché in quel periodo non vi erano soluzioni alternative e quindi la gestione avrebbe comportato dei profitti elevatissimi (considerando anche le attività collaterali nella gestione: trasporto ghiaia, smaltimento del percolato, acquisto del terreno vegetale per la copertura, la realizzazione di pozzi di biogas, progetto di messa in sicurezza, tutte attività demandate alla Socom, società degli Orsi amministrata da Aldo Schiavone). I Bidognetti garantivano inoltre la mediazione criminale con i clan dominanti nei territori limitrofi che sarebbero stati garantiti nel percepire una tangente.
Il Vassallo parla poi degli intimi rapporti tra il Valente, i fratelli Orsi e De Biasio e ricorda l'episodio della restituzione dei mezzi che aveva venduto alla Cavis per passarli alla Flora. Si reca con gli Orsi e Miele Massimiliano presso la ditta di Guarino e Miele "convince" il titolare alla restituzione.
Riscontri di quanto sopra derivano dal fatto che Vassallo era effettivamente titolare della Setia, proprietaria di mezzi; da un verbale di controllo stradale eseguito dalla polizia in data 22 marzo 2000, sull'autovettura di Orsi Sergio, in cui si trovano Schiavone Aldo, Miele Massimiliano e Vassallo Gaetano, e la consultazione dell'elenco delle attrezzature per partecipare alla gara con i riscontri del P.R.A. confermano il racconto.
Nell'interrogatorio del 18 giugno 2008, Vassallo spiega una serie di meccanismi fraudolenti (sovrafatturazioni per operazioni inesistenti) che facevano illegittimamente aumentare il costo del servizio.
A ulteriore riscontro valgano gli interrogatori di Michele Orsi 6 e del 15 giugno 2007, in cui questi racconta come veniva pagata la tangente, le scritture contabili della Eco4 nonché i reperti intercettivi. Il Vassallo spiega anche la relazione corruttiva allacciata dagli Orsi con alcuni funzionari BNL che trovano riscontro nell'ordinanza cautelare n.707/07 e cita alcune assunzioni fittizie alla Eco4 di persone legate alla criminalità organizzata (Mezzero Antonio, successivamente condannato all'ergastolo per un omicidio di stampo mafioso).
Nell'interrogatorio del 24 giugno 2008 Vassallo parla di:

Bruno Orrico, vicecommissario all'emergenza rifiuti di Caserta, funzionario della prefettura di Caserta per ottenere autorizzazioni o omissioni nei controlli;

Salvatore Andreozzi (componente della commissione per il rilascio dei certificati antimafia).

Nell'interrogatorio del 10 luglio 2008 il Vassallo parla del progetto ambizioso degli Orsi: creare un CIR consortile completamente autosufficiente sino alla realizzazione, in un secondo momento, di un termovalorizzatore in Santa Maria La Fossa.
Come riscontro valgano le diciotto ordinanze emesse dal sub commissario regionale Facchi tra il 2001 e il 2004, con le quali si autorizzavano una serie di impianti destinati alla realizzazione di quel Cir parallelo funzionale alla neutralizzazione dell'"esclusiva-contratti" riconosciuta all'Ati Fibe - Fisia.
Il GIP precisa, nella sua ordinanza, che le dichiarazioni di Vassallo inerenti alla gestione mafiosa, le dinamiche intimidatorie, le strategie espansive della società Eco4 trovano riscontri documentali, intercettivi, dichiarativi assolutamente autonomi e di tale significatività da fungere da prove autosufficienti e da rendere quindi del tutto accessoria la deposizione del Vassallo, che serve solo come trama espositiva di vicende così complesse.
I fatti vengono comunque confermati da molti coindagati tra cui Emilio Di Caterina (12 novembre 2008), che attribuisce ad Aniello Bidognetti la scelta di sacrificare la Ecocampania dei Ferraro sull'altare del remunerativo accordo con i fratelli Orsi. Di Caterina descrive anche il ruolo di Alessandro Cirillo, reggente del clan nel 2001, nella fase in cui tale scelta trovò esecuzione, parla delle pretese estorsive dei clan La Torre ed Esposito in relazione agli appalti del servizio ottenuti dalla Eco4 in Mondragone e Sessa Aurunca, della scelta di Bidognetti Claudio quale esattore del contributo mensilmente versato dagli Orsi al clan Bidognetti attraverso l'emissione di fatture più elevate rispetto al costo della manutenzione dei mezzi.
Quali riscontri valgano il materiale intercettivo, le conoscenze investigative riportate e le ordinanze emesse nell'ambito del procedimento n. 49946/03 R.G.N.R. Di Caterina confessa altresì: «In pratica io ho sempre raccolto la camorra ogni mese intorno al 20-22 portandomi con Grassia Luigi presso l'officina».
Anche la deposizione di Nicola Ferraro (11 giugno 2007) conferma la volontà di aggiudicare la gara agli Orsi e le intimidazioni ricevute per non procedere al ricorso al TAR. Altro aspetto della relazione sinallagmatica allacciata dagli uomini della Eco4 con la camorra casalese è costituita dalla mediazione che ha consentito agli Orsi di operare attraverso gli affidamenti ricevuti in territori controllati da altre organizzazioni criminali.
Illuminanti appaiono le dichiarazioni di una serie di collaboratori di giustizia provenienti dal clan La Torre (La Torre Augusto e Orabona Salvatore) e dal clan Esposito (De Martino Antonio).
Successivamente gli Orsi abbandonano Bidognetti e passano al clan degli Schiavone. Oltre alle deposizioni di Vassallo e Sergio Orsi ne abbiamo conferma dalle perquisizioni presso l'abitazione di Schiavone Vincenzo effettuata dalla squadra Mobile di Caserta che rinveniva liste riportanti la nomina di capi e affiliati con accanto le indicazioni di somme di denaro corrispondenti ai salari mensili dei camorristi ed anche un elenco di lavori e imprese a margine del quale erano indicate somme di denaro. Accanto al nome Orsi era annotata l'indicazione numerica corrispondente alla tangente dovuta (300) interpretata dagli inquirenti come corrispondete a 300 mila euro annui. Conferma di ciò ci danno anche le testimonianza di Di Grazia Paolo e Riccardo.
Circa il ruolo di Bernardo Cirillo, Michele Orsi conferma (6 giugno 2007) di essersi incontrato con Vassallo per la risoluzione del loro contenzioso riguardante il pagamento degli automezzi forniti da quest'ultimo, alla presenza di Cirillo e Miele Massimiliano. Dagli interrogatori risulta anche la frequentazione degli Orsi con esponenti del clan Bidognetti come Bidognetti Aniello, Guida Luigi e Bidognetti Armando.
Numerose sono le conferme dell'inclusione e del ruolo di Bernardo Cirillo nel clan capeggiato dal cugino Francesco Bidognetti.
Luigi Diana (3 maggio 2005) afferma che Bidognetti creò una società nella quale inserì due suoi parenti (Cerci Gaetano e Cirillo Bernardo) per smaltire illegalmente rifiuti tossici nella discarica del Chianese. Racconta inoltre (26 maggio 2005) che insieme a Bernardo Cirillo e Domenico Bidognetti si era recato da Gaetano De Angelis (famiglia Bardellino) per prelevare 200 kg di tritolo. La casa di Bernardo Cirillo servì anche per gli appostamenti finalizzati all'omicidio di Dionigi Pacifico. Egli teneva per conto dei Bidognetti rapporti con il Mallardo, Moccia, Verde, con la famiglia Cipolletta di Mugnano, con i Lubrano di Pignataro.
In data 14 gennaio 2009, all'interno di un rifugio utilizzato da Giuseppe Setola, venivano sequestrati documenti di contabilità, tra gli affiliati beneficiari dello stipendio mensile figurava anche Bernardo Cirillo.
Dagli interrogatori di diversi collaboratori emergono elementi di plausibilità della narrazione di Vassallo che associa Cirillo alla presentazione dell'On.Cosentino conferendogli il ruolo di emissario di Bidognetti.
Più in particolare, con riferimento a Nicola Cosentino, egli avrebbe contribuito, sin dagli anni '90, a rafforzare i vertici e le attività del gruppo camorrista dei Casalesi da cui riceveva puntuale sostegno elettorale in occasione delle scadenze elettorali.
Il 70% di assunzioni alla ECO4 erano inutili e per lo più motivate da ragioni politico elettorali richieste da Valente e Cosentino (Michele Orsi, dichiarazioni del 15 giugno 2007) soprattutto in coincidenza con le scadenze elettorali o per conquistare il favore di persone che potevano tornare utili e rappresentavano la contropartita che i protettori politici ottenevano dagli imprenditori mafiosi.
Nello stesso interrogatorio del 15 giugno 2007, Michele Orsi conferma il rapporto politico privilegiato allacciato con Cosentino e lo scambio instaurato con i detentori del potere politico: l'accaparramento dei contratti di raccolta dei rifiuti solidi urbani presso quasi tutti i comuni consorziati e la promozione di un ciclo integrato alternativo era l'impegno che i politici assumevano verso gli uomini del Consorzio, la contropartita era rappresentata da un consistente numero di assunzioni.
Il soggetto cui Michele Orsi addebita il ruolo di interfaccia con il mondo politico è Giuseppe Valente che nella sua deposizione si diffonderà sulla riferibilità a Cosentino di tutte quelle decisioni strategiche della società mista che sono condivise dai gruppi camorristici.
È lo stesso Valente a consigliare agli Orsi di rivolgersi ai suoi referenti politici (tra cui Cosentino) affermando che tale sostegno è necessario per gli interessi della società. Le assunzioni su indicazione di Cosentino trovano riscontro nel libro matricola della società (Marino Roberto - Diana Antonio - Di Rosa Gianni - Ferraro Rossella - Gravina Anna - Oliviero Giuseppe - Parise Donato - Picone Nicola - Sepe Luigi - Zaccariello Mario. Questi dati sono confermati dalle intercettazioni (Sergio Orsi e tale Tommaso del 9 febbraio 2004).
Anche Lorenzo Di Iorio fu assunto così. Il riscontro è l'intercettazione del 27 febbraio 2004 tra Savoia Carlo e Orsi Sergio. Dall'intercettazione tra l'ispettore Diana e Michele Orsi del 23 aprile 2004 emerge che l'intervento di Cosentino rappresenta un passaggio necessario per la stabilizzazione degli equilibri interni della società mista.
Da altre intercettazioni (Sergio Orsi e l'assessore Franco Mercurio) risulta la preoccupazione di Orsi di scontentare Cosentino. Tra le assunzioni propugnate da Cosentino l'indagine intercettiva ha fatto emergere anche quella di Maria D'Agostino (Sergio Orsi e Savoia 1o marzo 2004) raggiunta da gravi indizi di colpevolezza per corruzione aggravata e concorso esterno in associazione di stampo mafioso e condannata dal GUP di Napoli con la sentenza del 23 marzo 2009.
Le relazioni tra Orsi e Cosentino non rappresentano quindi soltanto un enunciato di Gaetano Vassallo. Esse sono provate dall'attività intercettiva utilizzabile e da altri contributi dichiarativi (presidente Giuseppe Valente e Michele Orsi, oltre che naturalmente dal riscontro dei nominativi nel registro matricola dei dipendenti).
Di fatto, Sergio e Michele Orsi erano titolari delle scelte gestionali della società mista. Nicola Cosentino, loro interlocutore assiduo, era il dominatore politico delle assunzioni e della strategia della società mista. È Giuseppe Valente, il 27 febbraio 2009, a dichiarare che il suo riferimento era Nicola Cosentino con il quale dal 2000 aveva rapporti diretti «perché il consorzio CE4 aveva come riferimento politico Cosentino e...».
Il consigliere di amministrazione Enzo Gambardella sostiene, in un'intercettazione del 7 aprile 2004, parlando con Sergio Orsi, che ha avuto carta bianca da Nicola Cosentino e ammette che il suo compito è quello di onorare il referente politico.
Cresce la lamentela nei confronti di Savoia, nuovo presidente della società, che ostacola il lavoro clientelare degli altri mentre svolge indisturbato il proprio. Valente e gli Orsi preparano dunque la sua defenestrazione e la sua sostituzione con lo stesso Valente, ritenuto più affidabile.
È naturale e del tutto conseguenziale che il coinvolgimento dell'On. Cosentino nella Eco4 implichi il sostegno elettorale nelle varie competizioni, nel 2001 per le politiche, nel 2005 quando si presenta come candidato alla Presidenza della provincia di Caserta. Michele Orsi nell'interrogatorio del 19 giugno 2007 parla di queste elezioni e del sostegno dato a Cosentino con cene elettorali, incontri, assunzioni e partecipazioni a comizi.
Infine Orsi afferma che il sistema delle assunzioni e degli incarichi rappresentava la contropartita dovuta ai partner politici dell'impresa.
Anche Giuseppe Valente, nell'interrogatorio del 17 febbraio 2009, conferma il ruolo di Cosentino nel controllo della società e nella promozione politica dei suoi obiettivi e individua in lui il suo referente diretto. Conferma anche il suo potere di designazione dei membri del CdA e il sistema delle assunzioni, rispondente esclusivamente alle esigenze clientelari. Era ovvio per Valente consultare Cosentino prima di operare qualsiasi scelta strategica, prima tra tutte quella di entrare nel superconsorzio Impregeco che avrebbe consentito a Cosentino e agli altri politici di incrementare il sistema delle assunzioni e di conferimenti di consulenze a scopo clientelare, adesione cui quest'ultimo darà il beneplacito, a condizione che lo stesso Valente ne divenga il Presidente, cosa che puntualmente si verificherà.
Cosentino è indicato come patrocinante di appalti a imprese degli Orsi (i quali, non dimentichiamolo, erano intrinsecamente legati prima ai Bidognetti e poi agli Schiavone).
Il 'superconsorzio' (NA1, NA2 e CE4) avrebbe dovuto gestire gli impianti regionali (di tritovagliatura) non gestiti dalla Fisia, ma soprattutto doveva diventare il cardine di un ciclo integrato di rifiuti alternativo a quello affidato alla Fibe - Fisia in regime di esclusiva dalle ordinanze governative della fase emergenziale e dai contratti stipulati dal Commissario straordinario.
Tra i propugnatori di questo sistema (che Vassallo ci rappresenta come perfettamente convergente con gli interessi della criminalità organizzata) Valente non esita a collocare il suo padrino politico (Cosentino). Valente individua i momenti attuativi di questa strategia: la gestione di impianti di tritovagliatura solo apparentemente diversi e complementari rispetto a quelli affidati alla Fisia, la gestione di impianti di stabilizzazione, l'obiettivo di realizzare e gestire un termovalorizzatore, tecnologicamente diverso da quelli programmati nel circuito Fibe ma rispondente alla medesima funzione produttiva, l'apertura della discarica Lo Uttaro Torrione, discarica vitale perché quella di Parco Saurino era in esaurimento.
Valente accenna poi ad un progetto politico di provincializzazione dell'intero ciclo dei rifiuti totalmente incompatibile con l'assetto normativo e contrattuale dell'epoca, propugnato da Cosentino (si v. l'interrogatorio del 23 febbraio 2009). «Cosentino voleva che tutto quello che si faceva doveva passare attraverso di lui». Questa strategia spiega l'opposizione strenua alla realizzazione da parte della Fibe del termovalorizzatore previsto in Santa Maria La Fossa. Cosentino e altri incisero sul sindaco di Santa Maria La Fossa, Abbate, che fece manifestazioni contro il termovalorizzatore, oltre a presentare mozioni e interrogazioni parlamentari. Il Commissario straordinario Bassolino aveva infatti sottoscritto con Fisia-Fibe un contratto (7 giugno 2000) per lo smaltimento di rifiuti mediante la realizzazione di impianti per la produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti) e di impianti di termovalorizzazione disponendo quindi l'obbligo per i comuni di conferire in via esclusiva agli impianti di CDR tutti i rifiuti urbani residuati della raccolta differenziata e il divieto di conferire a terzi i rifiuti prodotti.

Riepilogo e valutazioni di merito. L'istruttoria condotta, a parere della maggioranza della Giunta, non ha portato a ritenere che il caso presente possa collocarsi nel novero di quelli per i quali l'arresto possa essere concesso, perché frutto di fumus persecutionis.
Si tratta di una conclusione tanto preconcetta e scontata quanto profondamente errata. Essa cozza contro la realtà dei fatti e sminuisce l'impegno gravoso e puntiglioso dei magistrati e delle forze dell'ordine.
Valga il vero.
La Giunta ha potuto constatare come gli indizi di colpevolezza a carico di Nicola Cosentino siano gravissimi.
Anzitutto, le procedure di gara seguite dal consorzio CE4 sono tutte irregolari e i bandi fatti su misura per le società degli Orsi.
Su questo punto - rispondendo a una domanda presso la Giunta il 18 novembre - Cosentino ha sostenuto che una legge regionale (la n. 10 del 1993) esonererebbe il consorzio dalle procedure di evidenza pubblica.
Si tratta di una macroscopica inesattezza. Nella legge richiamata una simile esplicita deroga non è affatto contenuta e comunque sarebbe stata soppiantata dai principi di concorrenza validi per tutti per costante giurisprudenza comunitaria (v. le sentenze della Corte del Lussemburgo TEKAL del 1999, Parking Brixen del 2005 e successive).
A Cosentino si contesta poi di aver fruito nel tempo dell'appoggio elettorale degli affiliati alle varie famiglie camorristiche e di essersi fatto portavoce di queste in uno specifico settore industriale, quello della gestione del ciclo dei rifiuti.
Egli ha sostenuto che questo non sarebbe possibile o verificabile perché nel 1996 si presentò in un collegio uninominale per la Camera che non ricomprendeva Casal di Principe e che dal 2001 in poi è stato eletto in quota proporzionale senza preferenze. Resta però il fatto che la circoscrizione Campania 2 è quella che comprende Casal di Principe e che nel 2005 si presentò come candidato alla presidenza della provincia di Caserta, senza considerare che per affermarsi politicamente è comunque necessario poter disporre di consenso e voti.
Quando Cosentino sostiene che la candidatura in Forza Italia nelle elezioni regionali del 1995 non gli avrebbe giovato, perché ottenne solo 16 voti in più rispetto a 5 anni prima, quando si candidò con il PSDI, in realtà enfatizza che il consenso era diretto sulla sua persona e non sul partito, ciò che di per sé non è idoneo a smentire l'ipotesi accusatoria.
Si aggiunga che quando nel 2005 Cosentino si candidò per il centro-destra alla presidenza della provincia di Caserta, pur venendo sconfitto da De Franciscis, ottenne il 46 per cento dei voti in un'area che ricomprende Casal di Principe.
Venendo poi alla natura mafiosa della ECO4 spa, soci sono stati in particolare i fratelli Michele e Sergio Orsi dediti a modalità imprenditoriali corrotte e clientelari funzionali agli interessi delle famiglie casalesi. Michele Orsi è stato poi ucciso il 1o giugno 2008 in un agguato a Casal di Principe (CE) motivato dalla sua decisione di collaborare con la giustizia.
In questa chiave, particolare importanza hanno rivestito vari episodi.
Anzitutto, come in parte si è accennato, la formazione di un'associazione temporanea d'impresa tra la Flora s.r.l. dei fratelli Orsi e altri soggetti la quale si aggiudica un appalto per essere il socio privato del Consorzio Caserta 4 per la raccolta dei rifiuti. I fratelli Orsi, attraverso la Flora Ambiente, si aggiudicano l'appalto mediante una procedura del tutto illecita e riescono a escludere i fratelli Ferraro. Successivamente tramite l'intervento di altri esponenti camorristi i Ferraro vengono indotti a non impugnare le procedure di gara.
A descrivere gli eventi, nell'interrogatorio del 15 giugno 2007, è - come si è visto - lo stesso Michele Orsi, che dichiara che l'ingresso della FLORA nel Consorzio CE4 è pilotato anche da Giuseppe Valente (presidente del consorzio), cosa che lo stesso a sua volta sostanzialmente conferma nell'interrogatorio reso al GIP di Napoli il 6 febbraio 2009. Tutto ciò deriva da intercettazioni telefoniche ed è anche confermato dalla documentazione acquisita presso la sede del Consorzio. Valente stesso riconosce che la sua funzione era eminentemente politica.
La natura mafiosa della ECO4 risulta confermata anche dalla deposizione di Emilio Di Caterina, collaboratore di giustizia proveniente dalle fila del clan dei Bidognetti. Costui conferma che gli Orsi dominavano interamente la vita aziendale della ECO4 e che Vassallo conferiva alla società automezzi e auto compattatori (ciò è confermato dalle visure al PRA).
Peraltro Di Caterina, secondo l'ordinanza, è attendibile anche perché descrive con esattezza le circostanze relative al fatto che la ECO4 a sua volta era soggetta alle pretese estorsive di clan che insistevano su diversi territori, quali il clan La Torre a Mondragone e il clan Esposito a Sessa Aurunca.
Che gli Orsi siano organici alla camorra di Casal di Principe è confermato dalle loro stesse deposizioni, una volta che decidono di collaborare (per questo del resto Michele Orsi sarà ucciso). Lo conferma anche Antonio De Martino, appartenente a clan rivali di Mondragone.
Del resto, nel 2004 dai documenti trovati durante una perquisizione in casa di Vincenzo Schiavone è provato il nesso tra gli Orsi e la famiglia Schiavone.
Dopo aver escluso i Ferraro (Ecocampania) dai comuni del casertano, l'ECO4 - attraverso l'Impregeco - intende escludere dal settore dei rifiuti in tutta la Regione la Fisia Italimpianti.
La Fisia Italimpianti aveva un contratto in esclusiva con la Gestione commissariale (id est la Regione) per lo smaltimento e la raccolta differenziata. Da questo ciclo integrato la ECO4 si sentiva esclusa, quindi riesce a farsi affidare, con un secondo provvedimento commissariale nel 2002, una parte di questo settore da Giulio Facchi, sub-commissario.
Nei progetti della Fisia era presente l'ipotesi di un impianto di termovalorizzazione a Santa Maria La Fossa. Quest'ipotesi avrebbe pregiudicato gli interessi degli Orsi, sicché intervenne l'On. Cosentino che a ciò si oppose strenuamente, fatti non solo non negati ma anzi rivendicati.
Altro episodio è l'appoggio di Cosentino alla discarica di Lo Uttaro. Sergio Orsi, nell'interrogatorio del 25 giugno 2007, riferisce che la ECO4 aveva interesse alla gestione di tale discarica, in vista dell'autorizzazione alla sua apertura da parte del Commissario straordinario per la Campania. Tuttavia non si rivolse ai formali referenti istituzionali (la Presidenza della regione Campania) ma a Cosentino. Da intercettazioni telefoniche tra Giuseppe Valente e Sergio Orsi e tra Giuseppe Valente e Claudio De Biasio (v. pagg. 300 e 301 e 323) emerge chiaramente che l'operazione non si può fare senza l'assenso di Cosentino. Peraltro l'apertura della discarica viene contrastata dal ministero con una lettera a firma dell'allora Ministro Matteoli e gli interessati, per eludere questa contrarietà, si rivolgono all'On. Cosentino.
Nel corpo dell'ordinanza risultano poi ulteriori ragguagli relativi al carattere mafioso della società ECO4 che dapprima aveva stretto un'alleanza con la famiglia Bidognetti ma poi si era orientata su un'alleanza con il gruppo degli Schiavone. Ciò che aveva condotto all'emarginazione del Vassallo.
Qui si colloca secondo l'ordinanza la doglianza del Vassallo che quindi si rivolge direttamente al deputato Cosentino per evitare di essere estromesso dai lucrosi affari attinenti all'orbita della gestione dei rifiuti (v. pag. 194 dell'ordinanza).
Secondo Vassallo, Cosentino gli spiegò che egli doveva essere sacrificato sull'altare dei nuovi equilibri all'interno del mondo camorristico e che l'inserimento organico della ECO4 nel Consorzio CE4 era ormai un affare degli Schiavone. Questa decisione era stata presa dai fratelli Orsi.
Conferma di ciò deriva dal fatto che - come accennato supra - in una perquisizione avvenuta nel 2004 a San Cipriano d'Aversa nella camera da letto di Vincenzo Schiavone venivano riportati nomi degli affiliati ai vari clan Casalesi. Tra questi affiliati, di fiducia degli Schiavone, non era compreso alcun esponente della famiglia di Francesco Bidognetti. Nei fogli sequestrati sono invece menzionati gli Orsi, come possibili assegnatari di lavori e commesse, e il conseguente pagamento della tangente.
I collegamenti stretti tra Cosentino e le varie imprese coinvolte nel ciclo dei rifiuti sarebbe attestato anche dalle disposizioni che egli dava per le assunzioni (Valente, Savoia e altri).
Circa i dichiaranti e loro attendibilità, c'è da osservare che tutte le dichiarazioni del Vassallo e del Di Caterina sono peraltro confermate dallo stesso Nicola Ferraro (v. pag. 155 dell'ordinanza).
Anche il collaborante Domenico Bidognetti conferma il 20 settembre 2008 che Vassallo e Cosentina si conoscevano bene perché presentati da tale Cirillo. Bidognetti a sua volta conosceva Cosentino fin da tenera età e descrive il sostegno elettorale offertogli dalle famiglie casalesi.
Accertata quindi la caratteristica dell'ECO4 come rivestimento imprenditoriale dell'attività della camorra nel settore dei rifiuti, l'ordinanza passa ad esporre con più dettaglio i contributi del Cosentino al sodalizio.
Anzitutto, a detta del Vassallo, egli stesso sostiene d'identificarsi con la ECO4 (v. pag. 33 dell'ordinanza).
Inoltre - come già si è visto supra - da un'intercettazione del 2004 tra Enzo Gambardella, consigliere d'amministrazione del Consorzio CE4, e Sergio Orsi (v. pag. 251 dell'ordinanza), risulta che il deputato Cosentino aveva acconsentito ad assunzioni clientelari presso il consorzio medesimo (cui invece si opponeva tale Carlo Savoia) perché tali assunzioni erano funzionali alla creazione di un consenso in vista delle successive elezioni provinciali.
Peraltro il Savoia avrebbe a sua volta fatto assumere nel consorzio due persone di Casal di Principe spendendo il nome del deputato Cosentino, riprova questa della sua influenza nell'ambiente. Il Savoia, del resto, pensava di potersi permettere tanto per essere stato convocato al vertice del consiglio d'amministrazione del Consorzio CE4 proprio da Nicola Cosentino (tanto emerge dalla deposizione di Michele Orsi - poi ucciso - del 5 luglio 2007).
Quanto all'audizione del deputato Cosentino e alla sua memoria difensiva, non vi sono passaggi in cui egli contesti i fatti. Egli si limita a contestare la credibilità dei collaboratori di giustizia ma non nega affatto di essere l'effettivo dominus della ECO4 e del ciclo dei rifiuti nella provincia di Caserta. Né smentisce né si scandalizza di essere considerato dai boss il loro riferimento politico. Addirittura rivendica di aver indicato Giuseppe Valente a capo del consorzio CE4, pur dovendo conoscerne l'inclinazione e le condotte di stampo camorristico, come accertato dalla citata sentenza del GIP di Napoli del 23 marzo 2009.
L'on. Cosentino non smentisce le risultanze della perquisizione a casa di Vincenzo Schiavone.
Il GIP del Tribunale di Napoli premette nella sua ordinanza che le dichiarazioni dei pentiti e dei coindagati, in quanto fonti di dubbia affidabilità per la provenienza dei soggetti non del tutto disinteressati, devono essere sottoposti anche in ambito cautelare ad un vaglio critico particolarmente rigoroso mediante l'individuazione degli opportuni riscontri esterni individualizzanti che confermino l'attendibilità del dichiarante e di conseguenza vaglia con estrema cautela e accuratezza gli indizi di colpevolezza idonei a legittimare l'applicazione della misura cautelare.
Le dichiarazioni sono intrinsecamente attendibili, riscontrate da elementi esterni in ordine alle modalità oggettive dei fatti denunciati, con riscontri idonei a collegare tali fatti all'indagato.
Tutti i collaboratori infatti coinvolgono Cosentino riferendo della partecipazione da questi avuta.
Persino al narrato del collaboratore Vassallo, la cui credibilità trovava fondamento sull'entità dei beni che le sue dichiarazioni hanno consentito di sequestrare, privando lo stesso della loro disponibilità (circa 41 miliardi, dato che, tra l'altro, ciò accredita il peso imprenditoriale del Vassallo appoggiato da Francesco Bidognetti), oltre che sulle conferme riscontrate in decine di altre deposizioni, il GIP, in modo prudenziale, sostiene che va conferito il valore residuale di mera chiave di lettura. Si tratta di una trama espositiva di un composito intreccio, di evidenze che avevano trovato riscontri, tutti assolutamente autonomi rispetto alla fonte da verificare, di densità e significato tali da assumere il valore di prova autosufficiente.
Le dichiarazioni di tutti i collaboratori provenienti dalla fazione dei Bidognetti (Domenico Bidognetti), ma anche di altre fazioni, sono convergenti e non contraddittorie.

Gli stessi fratelli Orsi e Giuseppe Valente, uomo di fiducia dell'On. Cosentino, confermano sostanzialmente l'impianto accusatorio. Riscontri documentali sostengono quanto dichiarato dai deponenti. La stasi istruttoria, di cui si lamenta la difesa dell'On. Cosentino, è piuttosto indice della cautela e della ricerca da parte della Procura di riscontri probanti per rafforzare la tesi accusatoria (si vedano le integrazioni con trasmissioni di atti in data 27 febbraio, 13 maggio, 7 luglio e 27 ottobre 2009).
Circa le esigenze cautelari, il concorso in associazione mafiosa è assoggettato alla presunzione sancita dall'articolo 275, comma 3, c.p.p. relativa alla sussistenza dei pericula libertatis. Si tratta di un reato particolarmente odioso e pervasivo per il quale il legislatore, in presenza di gravi indizi di colpevolezza, ha prescritto la custodia cautelare in carcere.
Ecco perché mi sono lungamente soffermata sulla ricostruzione di gravi indizi di colpevolezza, che diventano elemento determinante per la sussistenza o meno del fumus persecutionis. La misura cautelare richiesta non appare frutto di decisioni imprudenti o frettolose ma piuttosto conseguenza di un'accurata indagine eseguita con estrema prudenza e scrupolo. I gravi elementi circostanziati e riscontrati nell'ordinanza escludono il fumus persecutionis. Sono condivisibili inoltre le considerazioni del GIP relativamente alle esigenze cautelari. Il giudice esclude il pericolo di fuga data la peculiarità del ruolo politico ricoperto dall'indagato ma non il pericolo di reiterazione, sia perché non c'è prova del recesso dal pactum sceleris per ritenere conclusa la condotta, sia per il perdurare dell'operatività del sodalizio criminale del clan dei casalesi, particolarmente aggressivo e ancora interessato a investimenti in attività imprenditoriali oggetto del presente procedimento.
Per quanto riguarda la datazione delle principali risultanze di prova indiziaria, non dimentichiamo che Michele Orsi è ammazzato il 1o giugno 2008, sempre nel 2008 viene ucciso anche Umberto Bidognetti, padre del pentito Domenico e solo per un caso Francesca Carrino, nipote di Anna Carrino collaboratrice di giustizia ed ex compagna di Francesco Bidognetti sfugge ad un agguato mortale.
Ritiene inoltre il GIP che il consolidamento e la continuità dei rapporti con personaggi coinvolti nell'organizzazione criminale, il sostegno prestato nelle competizioni elettorali, la persistenza del debito di riconoscenza inducono a ritenere insussistente la prova contraria capace di superare la presunzione di cui all'articolo 275, comma 3, codice di procedura penale.
Durante l'esame presso la Giunta è stato obiettato che ritenere necessaria la prova effettiva del recesso dal legame criminale per ritenere terminata la condotta sarebbe come chiedere una probatio diabolica. Non è così: molti dei legami che Cosentino è stato accusato di avere egli li ha - non solo non smentiti - ma addirittura rivendicati proprio pochi giorni fa innanzi alla Giunta riunita.

In conclusione:

I. il quadro socio-economico è quello descritto dalla Commissione antimafia nel 2008, con relazione approvata unanimemente;
II. nel territorio di Casal di Principe non ci si afferma da alcun punto di vista senza il consenso e l'appoggio dei clan della camorra;
III. i pentiti che descrivono il ruolo di Nicola Cosentino sono stati tutti oggetto di rigorosi riscontri che hanno dato esito positivo anche negli atti d'indagine di tipo «reale» (perquisizioni e acquisizioni documentali amministrative);
IV. poco dopo aver cominciato a collaborare con la giustizia, Michele Orsi viene ucciso, come viene ucciso Umberto Bidognetti, padre del pentito Domenico e come rischia di essere uccisa Francesca Carrino, nipote di Anna Carrino collaboratrice di giustizia ed ex compagna di Francesco Bidognetti;
V. lo scambio elettorale tra Cosentino e i clan è quantomeno assai verosimile dagli atti d'indagine;
VI. l'argomento per cui gli atti d'indagine sarebbero datati non è probante, visto che l'uccisione di Orsi è del giugno 2008; anche le deposizioni di Vassallo non sono molto risalenti (2008); quelle di Domenico Bidognetti sono del 2008; quelle di Valente sono del 2009;
VII. quanto alla necessità dell'arresto si consideri che, da sempre, in ambito di criminalità organizzata l'arresto a carico di un affiliato o di un concorrente è uno smacco che fa perdere all'arrestato prestigio e influenza ed è di per sé un colpo all'organizzazione. È per questi motivi che il legislatore stesso (articolo 275, comma 3, c.p.p.) prevede che in caso di gravi indizi di colpevolezza per associazione mafiosa vi sia la custodia cautelare.
Per tutti questi motivi, ribadendo che l'ordinanza non può essere usata per alimentare ulteriormente le polemiche tra la magistratura e le altre istituzioni e augurandoci un corso rapido della giustizia, nel rispetto del dettato costituzionale della presunzione d'innocenza e delle garanzie attribuite all'indagato, invito l'Assemblea a respingere la proposta della Giunta.

Marilena SAMPERI,
relatrice di minoranza


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