Doc. IV, n. 5-A





Onorevoli Colleghi! - 1. Premessa. La Giunta riferisce su una domanda di autorizzazione a eseguire nei confronti del deputato Nicola COSENTINO la misura cautelare della custodia in carcere, avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, ai sensi dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione e 4 e 5 della legge n. 140 del 2003, nell'ambito del procedimento penale n. 36856/01 RGNR.

2. L'indagine. La misura cautelare si inserisce nel contesto di un'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Napoli sulle attività criminali delle varie famiglie camorristiche di Casal di Principe in provincia di Caserta.
L'inchiesta prende in considerazione un lungo periodo e ipotizza a carico del deputato Cosentino il concorso esterno nell'associazione di tipo camorristico operante in quel territorio. Secondo l'ipotesi accusatoria, tale concorso si evincerebbe dal parallelo sviluppo imprenditoriale e dalla progressiva affermazione di una società (la ECO4 SpA) caratterizzata dalla presenza di soci malavitosi e dalla conduzione con metodi mafiosi da un lato, e della carriera politica di Nicola Cosentino, dall'altro.
Questi, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe di fatto ottenuto sempre l'appoggio elettorale delle famiglie camorristiche e in cambio avrebbe offerto loro un apporto politico e di opera amministrativa.
Il settore nel quale ha operato la società sarebbe stato il ciclo dei rifiuti nella provincia di Caserta e tra i soci sarebbero stati presenti esponenti legati alle famiglie casalesi, in particolare i fratelli Michele e Sergio Orsi.
Nell'ipotesi accusatoria, quindi, Cosentino e i suoi presunti sodali non si sarebbero limitati a operare quali soggetti economici nel campo dei rifiuti ma anche ad influire direttamente sulle scelte amministrative nell'ambito della gestione dei rifiuti, settore di vitale importanza per il controllo del territorio casertano. Tale controllo evidentemente si giovava anche dell'influenza crescente sulle scelte amministrative del commissario straordinario alla gestione del ciclo dei rifiuti nella regione Campania.
Le fonti di prova del nesso che legherebbe i camorristi della zona di Casal di Principe al deputato sono costituite dalle deposizioni di un collaborante (tale Gaetano Vassallo), inizialmente anch'egli asseritamente socio di fatto della ECO4, che sembrerebbero corroborate da diversi riscontri di tipo sia documentale che intercettivo.
L'indagine si giova anche delle deposizioni di Carmine Schiavone, che decise di collaborare con la giustizia nel 1996.
I passaggi fondamentali descritti nell'ordinanza sono i seguenti:
a) l'ingresso della ECO4 nel consorzio CE4, nel 2000, attraverso una procedura competitiva di scelta del partner privato illecita e in danno della concorrente Ecocampania, facente capo ai fratelli Ferraro;
b) la progressiva imposizione delle esigenze dei clan casalesi all'attenzione della gestione commissariale dei rifiuti in Campania (facente capo al Presidente della Regione Bassolino e al sub-commissario delegato Giulio Facchi) attraverso l'opposizione e l'interdizione rispetto ai progetti di creazione di un ordinato ciclo industriale dei rifiuti da costoro promossi. In particolare, a tale riguardo, il Cosentino si sarebbe opposto a un impianto di termovalorizzazione in località Santa Maria la Fossa e invece avrebbe caldeggiato l'apertura di una discarica in località Lo Uttaro;
c) la contestazione dell'esclusiva aggiudicata alla Fisiaimpianti attraverso l'ottenimento di provvedimenti amministrativi in favore delle strutture imprenditoriali riconducibili alle famiglie casalesi (principalmente la Impregeco);
d) la costante e determinata politica di assunzioni e raccomandazioni seguita dal Cosentino nell'ambito della sua funzione di referente politico della zona, in attuazione della quale avrebbe indicato presidenti, direttori generali e impiegati delle varie società operanti nel settore dei rifiuti e riconducibili alle famiglie casalesi. Tra costoro, ruolo di spicco avrebbe avuto Giuseppe Valente, molte volte intercettato, indagato e poi oggetto di giudizio.

L'esigenza cautelare individuata sarebbe quella del pericolo di continuazione e reiterazione del reato associativo.

Considerazioni di metodo. L'articolo 68, secondo comma, della Costituzione affida alla Camera di appartenenza il potere di autorizzare l'esecuzione di determinati atti del procedimento penale a carico dei parlamentari.
A differenza del primo comma della medesima disposizione costituzionale, esso non detta un criterio ma rimette la concessione o il diniego dell'autorizzazione a una decisione dell'Assemblea. Ciò non significa che si tratti di una deliberazione totalmente libera, o perfino arbitraria (v. al riguardo la sentenza della Corte costituzionale n. 462 del 1993); significa però che la Camera competente può scegliere il criterio e dimostrarne, secondo la propria elaborazione politica e concettuale, la ragionevolezza.
Nel corso delle legislature repubblicane, il criterio seguito per denegare le autorizzazioni richieste è stato quello del fumus persecutionis, dapprima inteso nel senso soggettivo - come ricerca dell'eventuale intento persecutorio delle persone che compongono l'ufficio giudiziario procedente - e poi anche in senso oggettivo - come verifica di elementi sintomatici di una costruzione procedurale viziata, illegittima o comunque in contrasto con la giustizia sostanziale.
Peraltro, nella prassi della Giunta per le autorizzazioni della Camera, talora nemmeno si è fatto riferimento a questo criterio ma si è semplicemente posto il confronto tra le esigenze della giurisdizione penale e quelle della funzionalità dell'Assemblea parlamentare e del suo plenum. In questa chiave, l'articolo 68, secondo comma, della Costituzione è stato inteso come attributivo di un potere di bilanciamento degli interessi.
È in questo quadro che si può constatare la generale propensione della Camera a considerare la concessione dell'arresto di un suo membro come un fatto eccezionale. È ben vero che non sempre le decisioni sono maturate all'unanimità ma è altrettanto vero che di fatto la concessione si è avuta soltanto in sei casi, inerendo peraltro a soli quattro deputati (Moranino, Saccucci, Negri e Abbatangelo), risalendo l'ultima concessione al 1984.
Ciò nonostante, l'istruttoria della Giunta è stata accurata e non pregiudiziale. Essa ha cercato di prescindere dalla polemica politica che pure sulla questione è stata assai accesa e ha considerato tutto il materiale disponibile, vale a dire l'ampia ordinanza di custodia cautelare, il materiale difensivo presentato presso la procura di Napoli dall'on. Nicola Cosentino e la memoria che lo stesso ha depositato presso la Giunta.
L'assegnazione della richiesta da parte del Presidente della Camera si è avuta il 10 novembre 2009; la relazione introduttiva al collegio si è avuta il successivo 11 novembre. Nella seduta del 18 novembre 2009, inoltre, il deputato Cosentino è stato lungamente sentito e compulsato dalle domande dei componenti. Il dibattito e il voto conclusivo si sono avuti nella seduta del 25 novembre. Di questo iter è utile allegare i resoconti, al fine di una più completa comprensione dei vari aspetti dell'esame e dei contenuti dell'audizione del deputato Cosentino.
Nella memoria depositata presso la Giunta, l'on. Cosentino si protesta del tutto innocente ed evidenzia gli elementi che, a suo giudizio, rivelerebbero l'intento persecutorio dell'ufficio giudiziario procedente, tra cui spiccherebbe la tardiva sua iscrizione al registro degli indagati e il sospetto ritardo con il quale è stata adottata l'ordinanza di custodia cautelare rispetto a tale momento (otto mesi circa).

Considerazioni in diritto e conclusioni. L'istruttoria condotta, a parere della maggioranza della Giunta, non ha portato a ritenere che il caso presente possa collocarsi nel novero di quelli eccezionali per i quali l'arresto vada concesso.
Presso la Giunta è emerso certamente un quadro della provincia di Caserta e del paese di Casal di Principe molto allarmante. Appare evidente ai componenti (come peraltro a tutta l'opinione pubblica) che la lotta ai clan casalesi è ancora lunga e dura da combattere e che va reso onore e merito alle forze dell'ordine che, anche a costo di sacrifici personali e familiari, si dedicano al contrasto incessante della delinquenza.
Va ricordato che questa si interessa di molteplici settori, dal traffico della droga, alle estorsioni, al riciclaggio e al reimpiego di denaro sporco, al ciclo dei rifiuti. Si tratta di una realtà vasta, complessa e inquietante rispetto alla quale occorre il massimo impegno di tutti, in primo luogo dei rappresentanti istituzionali.
La vicenda personale e politica di Nicola Cosentino, il quale l'ha offerta genuinamente ai componenti sia nella sua lunga audizione sia nella sua corposa memoria, è legata al territorio di Casal di Principe e, al momento del suo impegno sulla scala politica nazionale, dapprima nel collegio di Capua - che non ricomprende Casal di Principe - e poi nella circoscrizione proporzionale Campania 2 - che lo ricomprende. Egli ha rivendicato di essersi sempre battuto contro la malavita e di aver - in questo quadro - non solo appoggiato nel 1993 il sindaco nemico delle cosche Renato Natale ma di aver anche - in un'occasione successiva - favorito lo svolgimento a Casal di Principe della festa della polizia.
I fatti ascritti a Nicola Cosentino sono ricondotti dalla pubblica accusa alla problematica figura penalistica del concorso eventuale (ex articolo 110 del codice penale) al reato associativo di tipo mafioso (articolo 416-bis del codice penale). Essi poggiano in gran parte su deposizioni di collaboratori di giustizia.
Deposizioni che non risultano, allo stato degli atti acquisiti, riscontrate compiutamente, come nel caso della dazione di danaro in favore del Cosentino o della mafiosità dei fratelli Orsi titolari della società sospettata di essere collaterale alla camorra.
È noto al riguardo che la giurisprudenza della Corte di cassazione (v. per esempio le Sezioni unite penali n. 36267 del 2006) esige che le chiamate in correità provengano da soggetti intrinsecamente attendibili e siano corroborate da riscontri esterni individualizzanti.
Da questo punto di vista, non è parso alla Giunta che questo standard di accertamento sia stato pienamente raggiunto.
È sì vero che il deputato Cosentino ha ammesso di aver dato l'indicazione relativa a incarichi dirigenziali nel consorzio CE4 e che conoscesse diversi dei soggetti che i vari pentiti dicono che fossero suoi sodali. È anche vero che egli fosse coinvolto nelle problematiche relative alla gestione del ciclo dei rifiuti. E, ancora, egli stesso non ha mai negato di essere il referente politico di quella realtà territoriale.
Tutto ciò però ancora non porta al consolidarsi di precisi profili fattuali di rilievo penale.
Peraltro, questa conclusione è rafforzata da alcune evidenti incongruenze nell'impianto accusatorio.
Per cominciare, l'inchiesta si trascina da molti anni (la notizia di reato trova la sua prima iscrizione a registro nel 2001). Se gli inquirenti non sono riusciti per almeno otto anni a trovare elementi su Nicola Cosentino, vuol dire che questi sono quantomeno di dubbio accertamento.
In secondo luogo, il Vassallo, per sua stessa ammissione, ha motivi di rancore nei confronti di Cosentino, giacché - nell'ipotesi accusatoria - sarebbe stato escluso dal giro degli affari perché collegato alla famiglia perdente dei Bidognetti e non a quella vincente degli Schiavone, che sarebbe poi divenuta il riferimento di Cosentino. Inoltre, Vassallo sostiene di essere stato un socio di fatto della ECO4, ciò che per definizione non è verificabile dal momento che solo i soci di diritto risultano dai libri societari. Senza dire che il collaborante - in ordine alla circostanza pure da lui riferita di una dazione illecita di danaro in favore di Cosentino - confonde addirittura la denominazione delle monete.
In terzo luogo, la stessa ordinanza di custodia cautelare riconosce che la datazione delle principali risultanze di prova indiziaria non supera l'anno 2004 (pag. 354 dello stampato che reca la domanda di autorizzazione, id est pag. 350 del provvedimento). Ciò oggettivamente indebolisce il ragionamento sulle esigenze cautelari, anziché rafforzarlo come opina il GIP di Napoli.
In quarto luogo difetta, nell'impianto accusatorio, l'indicazione degli elementi che concretamente avrebbero sostanziato, da parte delle cosche, il sostegno elettorale in favore del Cosentino e soprattutto il vantaggio che questi avrebbe conseguito in termini di accrescimento del consenso, ove si consideri che il deputato è stato eletto dal 1996 ad oggi in collegio diverso da quello di Casal di Principe o con il sistema proporzionale senza preferenze.
Da ultimo, i vari processi a carico dei dirigenti della ECO4 hanno avuto alterne vicende, senza che risultino ancora passate in giudicato condanne a carico del Valente. In particolare, da una sentenza del GUP di Napoli dell'11 giugno 2009 risulta che Michele Orsi, imputato di corruzione prima di essere ucciso, in realtà sarebbe stato oggetto di una macchinazione e vittima di estorsioni. Ciò in contrasto con quanto sostiene l'ordinanza di custodia cautelare a pagina 56.
Per questi motivi, a maggioranza, la Giunta propone all'Assemblea di negare l'autorizzazione richiesta.

Antonino LO PRESTI,
relatore per la maggioranza


ALLEGATO

Estratto dai resoconti sommari della Giunta per le autorizzazioni.

11 novembre 2009

(Esame e rinvio).

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, informa che nella mattinata di ieri è pervenuta alla Camera dalla sezione GIP del tribunale penale di Napoli una richiesta di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Nicola Cosentino. Immediatamente deferita al collegio da parte del Presidente della Camera, la domanda è stata resa disponibile in copia per il relatore e per i componenti fin dal primo pomeriggio di ieri e, stampato come doc. IV, n. 5, è disponibile anche su internet. Dà quindi la parola al relatore Lo Presti, facendo presente che nella serata di ieri il deputato Cosentino, regolarmente invitato a intervenire, ha chiesto il rinvio della sua audizione.

Antonino LO PRESTI (PdL), relatore, illustra che la richiesta attiene a un procedimento penale lungo e complesso, condotto dalla procura della Repubblica di Napoli a carico di diversi soggetti appartenenti ai clan camorristici di Casal di Principe in provincia di Caserta, che risale, secondo quanto indica il numero di RGNR, al 2001. Si tratta essenzialmente degli appartenenti alle famiglie Bidognetti e Schiavone.
Gli specifici fatti che sono oggetto dell'ordinanza di custodia cautelare, la cui esecuzione si chiede di autorizzare in questo caso, riguarderebbero una vicinanza e una presunta comunanza di interessi tra diversi elementi dei clan casalesi e il sottosegretario Nicola Cosentino. Nell'ipotesi accusatoria la carriera politica e la presenza istituzionale di Cosentino nel territorio della provincia di Caserta sarebbero state di fatto accompagnate e favorite dall'influenza malavitosa in quel territorio e ciò secondo quanto dato rilevare dalla «contraenza» dell'ordinanza fin dal 1990.
A Cosentino si contesta in particolare di aver fruito nel tempo dell'appoggio elettorale degli affiliati alle varie famiglie camorristiche e di essersi fatto portavoce di queste in uno specifico settore industriale, quello della gestione del ciclo dei rifiuti. Il mezzo giuridico-formale che, sempre nell'ipotesi accusatoria, il Cosentino avrebbe prescelto è la società per azioni ECO4, tra i cui soci sarebbero presenti esponenti di spicco delle famiglie casalesi, in particolare i fratelli Michele e Sergio Orsi.
Si riserva di tornare su questo aspetto ma ritiene sin d'ora di dover evidenziare che, secondo le accuse, l'affermazione imprenditoriale della ECO4 si sarebbe avuta grazie all'opera di Nicola Cosentino, il quale avrebbe anche promosso l'operazione economica volta a portare la ECO4 ad avere un rapporto privilegiato con il consorzio CE4, ente deputato alla gestione dei rifiuti in molti comuni del casertano.
Nell'ipotesi accusatoria, quindi, Cosentino e i suoi presunti sodali non si sarebbero limitati a operare quali soggetti economici nel campo dei rifiuti ma anche ad influire direttamente sulle scelte amministrative nell'ambito della gestione dei rifiuti, settore di vitale importanza per il controllo del territorio casertano. Tale controllo evidentemente si giovava anche della influenza crescente sulle scelte amministrative del commissario straordinario alla gestione del ciclo dei rifiuti nella regione Campania.
Riservandosi di tornare sugli aspetti specifici del panorama descritto nel provvedimento che è pervenuto, fa presente che le fonti di prova del nesso che legherebbe i camorristi della zona di Casal di Principe al deputato sono costituite dalle deposizioni di un collaborante (tale Gaetano Vassallo), inizialmente anch'egli asseritamente socio di fatto della ECO4, che sembrerebbero corroborate da diversi riscontri di tipo sia documentale che intercettivo. Fonti di prova tutte da verificare anche alla luce dell'audizione dell'on. Cosentino. L'indagine si giova anche delle deposizioni di Carmine Schiavone che decise di collaborare con la giustizia nel 1996.
L'imputazione elevata a carico di Nicola Cosentino è di concorso esterno in associazione di stampo camorristico. L'esigenza cautelare individuata sarebbe quella del pericolo di continuazione e reiterazione del reato associativo. Prega i colleghi di consentirgli ulteriori considerazioni all'esito dell'audizione del deputato Cosentino.

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, concordando la Giunta, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta che convoca sin d'ora per mercoledì 18 novembre 2009 alle ore 8,30 e fa presente che sarà reiterato al deputato Nicola Cosentino l'invito a intervenire.

18 novembre 2009

(Seguito dell'esame e rinvio).

(Viene introdotto il deputato Nicola Cosentino)

Nicola COSENTINO (PdL) fa presente che ha saputo dell'ordinanza di custodia cautelare emanata nei suoi confronti soltanto dai mezzi d'informazione in un momento in cui era a casa con la sua famiglia. Che vi fossero in preparazione atti giudiziari nei suoi riguardi in realtà già aveva appreso dal settimanale l'Espresso nell'autunno del 2008. Da tale fonte ha tratto che tale Gaetano Vassallo lo accusava di fatti penalmente rilevanti. Il Vassallo peraltro è persona indagata per traffico d'armi, reati di droga e di smaltimento illecito dei rifiuti.
Si è determinato a recarsi in procura della Repubblica a Napoli per essere ascoltato immediatamente dai magistrati i quali, tuttavia, non hanno voluto assumerlo a informazioni perché gli hanno fatto sapere che non vi erano elementi a suo carico che giustificassero una sua deposizione. Poiché però gli organi di informazione hanno continuato a coltivare la vicenda egli ha ripetutamente domandato di essere ascoltato, amareggiato anche dal fatto che atti giudiziari fossero illecitamente diffusi e avessero condotto persino alla presentazione di una mozione parlamentare che lo impegnava a dimettersi, discussa alla Camera e peraltro respinta. La campagna di delegittimazione nei suoi confronti è poi proseguita e si è intensificata quando si è fatta strada l'ipotesi che egli potesse essere il candidato del centro-destra alla presidenza della giunta regionale campana. Di fatto, da varie settimane, si assiste ad una "diretta minuto per minuto" della sua vicenda giudiziaria i cui protagonisti peraltro sono noti, i pubblici ministeri Narducci e Milita e il Gip Piccirillo. Il tutto ha condotto a un vero e proprio massacro della sua persona e al sovvertimento della civiltà giuridica.
In tal senso espone che il procedimento penale che lo interessa, che trae origine da altri procedimenti risalenti al 1988 e al 1990, prende formale avvio nel 2001 e si alimenta con deposizioni di pentiti quali Carmine Schiavone (le cui dichiarazioni risalgono al 1994), Dario De Simone (che depone nel 1996) e Gaetano Vassallo (che, dopo i ricoveri per infermità mentale e dipendenza da cocaina, parla nel 2008 tra i mesi di aprile e settembre).
Espone di essere iscritto formalmente nel registro degli indagati dal 12 febbraio 2009 e che i magistrati che si occupano del suo caso sono i medesimi da molti anni a questa parte, vale a dire i pubblici ministeri Cafiero de Raho, Policastro e Narducci. Osserva per inciso che anche il Gip Piccirillo è parente di un pubblico ministero e si sarebbe pertanto dovuto astenere.
Le accuse che gli vengono mosse sono infamanti e infondate. Per iniziare, ricorda che quando fu eletto per la prima volta nel 1996 alla Camera, nel collegio maggioritario, quel collegio non ricomprendeva Casal di Principe. Nelle tornate successive fu sempre eletto in quota proporzionale senza che quindi egli dovesse assicurarsi l'appoggio di aree specifiche del territorio delle province di Caserta, Benevento, Avellino e Salerno.
Per quanto riguarda il consorzio CE4, chiarisce che esso era commissariato dal 2004 e attualmente non esiste più. Non comprende quale debito di gratitudine dovrebbe avere con le famiglie camorristiche, dal momento che ha combattuto la camorra e ha contribuito al miglioramento della situazione dei rifiuti in Campania, quale componente del Governo Berlusconi.
Ricorda che il pentito Luigi Diana smentisce la circostanza che egli avrebbe avuto l'appoggio elettorale degli Schiavone e deve precisare in questa sede, come ha ritenuto di non fare per motivi di stile in altre sedi, che don Peppino Diana, ucciso dalla camorra e martire del territorio di Casal di Principe, era un suo elettore. Quel paese peraltro lo ha sostenuto massicciamente se è vero, come è vero, che quando si presentò alle elezioni nel 1995 con Forza Italia prese solo 16 voti in più dei 1800 che aveva riportato alle elezioni provinciali nel 1990 con il PSDI.
Tornando alla tempistica dell'ordinanza di custodia cautelare, crede che si tratti di un provvedimento "rateale" giacché sono passati già nove mesi dalla sua iscrizione al registro degli indagati.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, gli domanda di chiarire i profili attinenti al consorzio CE4.

Nicola COSENTINO (PdL) chiarisce che si tratta di uno dei 24 consorzi di gestione dei rifiuti in Campania che agiscono su delega della gestione commissariale straordinaria. Secondo l'accusa egli avrebbe agevolato commesse e appalti in favore del consorzio. Tale accusa è infondata giacché si tratta di un consorzio obbligatorio che non ha bisogno di indire appalti ai sensi della legge regionale n. 10 del 1993. Tanto ciò è vero che il comune di Cancello Arnone aveva cercato di sottrarsi al consorzio, affidando la raccolta con un contratto a una ditta privata, ciò che è stato ritenuto illegittimo dal TAR.
Dichiara di essersi opposto, ma per motivi politici, alla discarica di Santa Maria La Fossa. In tale battaglia era affiancato da uomini di chiesa, dalla società civile e dagli agricoltori. Successivamente, il consorzio CE4 fallì proprio perché non si fece quell'impianto dal quale avrebbe dovuto trarre i proventi di gestione.
Quanto all'accusa per cui egli avrebbe patrocinato l'avvio di un ciclo dei rifiuti parallelo e contrapposto a quello legale, gestito dalla FISIA (che aveva l'esclusiva con la gestione commissariale), si tratta di un rilievo penalisticamente impossibile, giacché la FISIA aveva avuto l'esclusiva tramite una gara europea.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, gli domanda se il quadro di penetrazione ed estensione dell'influenza camorristica nel territori di Casal di Principe descritto dall'ordinanza risponda al vero.

Nicola COSENTINO (PdL) risponde che certamente negli anni '80 la camorra ha fatto morti ammazzati e sterminato intere famiglie. L'assenza dello Stato era testimoniata dall'esistenza di una sola caserma dei carabinieri e aveva determinato un atteggiamento di paura e sfiducia. Del resto, la camorra ha fatto cadere un governo comunale presieduto da Renato Natale, sindaco di centro-sinistra che egli aveva peraltro appoggiato. Ugualmente, prima del 1995, egli aveva sostenuto come senatore del collegio, Lorenzo Diana dei Democratici di sinistra. Aveva anche fondato in quel territorio "Alleanza democratica", che aveva come riferimento il magistrato Ayala. Continua certo ad esserci un'influenza camorristica sulla zona ma si tratta di un fenomeno ascrivibile a una minoranza di persone contro cui la grande maggioranza si batte.
Coglie l'occasione di questa domanda per dire che si è laureato in legge nel 1985 e che non ha voluto svolgere la pratica forense presso gli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere bensì a Napoli, in materia di diritto penale amministrativo e penale tributario. Dopo l'elezione a deputato ha cessato lo svolgimento della libera professione.

Pierluigi MANTINI (UDC) è animato da dubbi e dal desiderio di chiarire diversi aspetti. Domanda se Cosentino confermi quanto dicono Valente e Vassallo sul suo ruolo rispetto ai vertici del consorzio CE4.

Nicola COSENTINO (PdL) conferma che si tratta di indicazioni politiche che lui ha dato.

Pierluigi MANTINI (UDC) chiede se il deputato Cosentino ritenga sufficiente l'atteggiamento che ha tenuto verso il consorzio di non interessarsi attivamente di una bonifica di quell'ambiente, visto anche il pericolo per la convivenza civile posto dai clan casalesi.

Nicola COSENTINO (PdL) sottolinea di aver contrastato col proprio esempio positivo la camorra, forte della sua esperienza dell'associazionismo cattolico. Ha peraltro promosso lo svolgimento della festa della polizia a Casal di Principe.

Marilena SAMPERI (PD) chiede che cosa abbia da dire sulle affermazioni dei fratelli Orsi e di Giuseppe Valente e se si possa chiarire la parabola societaria che porta dalla ECO4 alla Flora Ambiente e all'Impregeco. Risulta dagli atti che il partner privato del consorzio CE4 è stato scelto con una gara illegittima e che poi il gruppo facente capo agli Orsi abbia coltivato mire espansionistiche con metodi illeciti in danno dei concorrenti.

Nicola COSENTINO (PdL) precisa che il consorzio CE4 era obbligatorio e non aveva bisogno di svolgere gara alcuna: poteva scegliere liberamente i propri interlocutori. Peraltro non ritiene di essere persona in grado di conoscere i fatti gestionali del consorzio. Quanto alle pretese mire espansionistiche, sottolinea che un consorzio intercomunale obbligatorio non può andare oltre il suo territorio di riferimento. Quanto, infine, agli illeciti asseritamente commessi in danno della FIBE, sottolinea che il subcommissario Facchi ha deposto a carico del presidente della Regione Bassolino il quale è stato rinviato a giudizio per quei fatti.

Fabio GAVA (PdL) chiede da che anno il consorzio CE4 abbia cessato le attività.

Nicola COSENTINO (PdL) risponde che esso è commissariato dal 2004.

Donatella FERRANTI (PD), premesso che i collaboratori di giustizia hanno sempre un passato torbido e penalmente connotato, altrimenti sarebbero ordinari testimoni, osserva che le dichiarazioni di Vassallo non sono isolate. Anche da altre fonti informative si trae che l'effettivo dominus della situazione della gestione dei rifiuti e di tutto ciò che intorno ad essa ruotava in quel territorio era il deputato Cosentino. Gli chiede pertanto che cosa abbia da dire al proposito.

Nicola COSENTINO (PdL) risponde di non aver mai negato di essere il referente politico di quella realtà territoriale. Ciò non significa però che conoscesse sempre e condividesse le singole scelte gestionali degli imprenditori che vi operano. Gli risulta peraltro che le modalità di conduzione del consorzio CE4 non erano diverse da quelle degli altri 23 consorzi campani, riferibili all'area di centrosinistra, i quali agivano comunque sotto la direzione dei due subcommissari Facchi e Vanoli.

Donatella FERRANTI (PD) gli chiede se sapeva che si trattava di persone legate alla camorra.

Nicola COSENTINO (PdL) risponde che non poteva saperlo.

Donatella FERRANTI (PD) gli domanda se abbia ritenuto opportuno recarsi alla trasmissione Porta a porta prima di essere ascoltato dalla Giunta e avendone già avuto l'invito a intervenire. Gli domanda inoltre se sia vero che abbia segnalato per l'assunzione presso il consorzio persone di sua conoscenza.

Nicola COSENTINO (PdL) risponde che essendo stato pesantemente attaccato durante la trasmissione Annozero dello scorso giovedì ha ritenuto necessario rispondere in una trasmissione che intendesse dargli ascolto. Quanto alle assunzioni, egli ha segnalato solo persone incensurate.

Maurizio TURCO (PD) premette che il contesto considerato gli sembra allucinante e che esso dovrebbe far scaturire non un processo al deputato Cosentino ma all'intero sistema politico. Gli chiede se abbia conosciuto i fratelli Orsi e se gli risulti chi abbia nominato Bruno Orrico a tecnico consulente per gli impianti del consorzio CE4.

Nicola COSENTINO (PdL) non ricorda chi abbia indicato Orrico e conferma di aver conosciuto i fratelli Orsi. Tiene a precisare però che il sistema istituzionale locale prevede l'indicazione da parte dei comuni delle persone che devono comporre gli organi di vertice dei consorzi dei rifiuti.

Anna ROSSOMANDO (PD) trova le risposte del deputato Cosentino elusive. Qui non si tratta di stabilire se egli si sentisse il referente politico di un certo territorio bensì per quale motivo soggetti malavitosi ritenessero - essi - l'onorevole Cosentino il loro referente politico. Da questo punto di vista gli domanda se sia vera la circostanza che abbia preso danaro da Sergio Orsi.

Nicola COSENTINO (PdL) sottolinea che Gaetano Vassallo ha cambiato versione diverse volte sul punto, confondendo persino le lire con gli euro. Nel negare la verità dell'episodio, rimarca di non aver mai conosciuto il Vassallo e che la circostanza che questi abbia portato iscritti a Forza Italia nel paese di Cesa è trascurabile: si tratta di sole 16 tessere, e lo stesso Vassallo risulta essere stato iscritto a Forza Italia nel solo anno 2000.

Jole SANTELLI (PdL), osservato che per qualche strano motivo quelle che in Emilia Romagna e a Torino vengono chiamate corruzioni nel Mezzogiorno si chiamano concorsi esterni in associazione mafiosa, trova di rilievo che Vassallo sia un cocainomane e un malato psichiatrico che non sa distinguere le varie monete. Gli domanda di confermare che non abbia avuto avvisi di garanzia e che abbia letto l'ordinanza custodiale in formato Word.

Nicola COSENTINO (PdL) conferma entrambe le circostanze.

Federico PALOMBA (IDV) premette che la Giunta non deve emanare sentenze di condanna o di assoluzione. Il suo compito è solo quello di verificare la sussistenza degli elementi positivi richiesti dall'articolo 275 del codice di procedura penale e di quello negativo della mancanza di un fumus persecutionis. Egli intende contribuire a questa incombenza con animo sgombro da pregiudizi e forte dell'esperienza di magistrato che tuttavia ha lasciato la magistratura appena ha intrapreso la carriera politica.
L'argomento per cui sarebbe passato molto tempo dall'inizio dell'inchiesta, in fondo, è a doppio taglio perché potrebbe anche testimoniare l'accuratezza e lo scrupolo nelle indagini. Il fatto poi che il presidente Bassolino abbia subito ben due rinvii a giudizio attesta indiscutibilmente che nella magistratura manca un intento politico e persecutorio.

Nicola COSENTINO (PdL) osserva che la richiesta di custodia cautelare è diversa dal rinvio a giudizio.

Federico PALOMBA (IDV) sottolinea però anche la diversità dei fatti che, ripete, egli valuterà con serenità, ragione per cui ritiene che occorra un'ulteriore seduta di discussione. Gli domanda se sia vero che abbia nominato nel consorzio Carlo Savoia e se conosca Miranda Diana, Bernardo Cirillo e Giuseppe Valente.

Nicola COSENTINO (PdL) conferma di conoscere il Valente e il Cirillo. Non ricorda Miranda Diana.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP), espresse perplessità sull'impianto accusatorio, gli domanda che cosa pensi del rilievo per cui egli dovrebbe assolvere alla probatio diabolica di non essere più in contatto col sodalizio pretesamente camorristico, pur non essendosi raggiunta per l'epoca anteriore prova in positivo del contrario.

Nicola COSENTINO (PdL), sottolineato che, per stessa ammissione dei magistrati, le acquisizioni fondamentali dell'indagine si datano al più tardi all'anno 2004, ribadisce di non essere stato mai partecipe di attività illecite. D'altronde, egli non ha mai incontrato maestranze a San Cipriano d'Aversa, come pure è stato sostenuto, perché si tratta di paese fuori dal suo collegio.

Francesco Paolo SISTO (PdL) rimarrà nel solco tracciato dalle domande dei colleghi Santelli e Paolini e osserva che resterà negli annali della Giunta l'inopportuna domanda della collega Ferranti sulla partecipazione dell'onorevole Cosentino a Porta a porta.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, raccomanda al deputato Sisto di cogliere la relazione, sottolineata dalla deputata Ferranti, tra la partecipazione a Porta a porta e l'odierna audizione in Giunta già prevista.

Francesco Paolo SISTO (PdL) domanda dettagli sulla richiesta di Cosentino di essere sentito dai magistrati, sull'omessa considerazione da parte di costoro dei contenuti della memoria difensiva depositata in procura e gli chiede di commentare quanto scritto alle pagine 354 e 355 dello stampato circa la necessità di una prova formale dell'interruzione del contatto con l'associazione criminale.

Nicola COSENTINO (PdL) ripete che ha appreso della possibile richiesta custodiale a suo carico nell'ottobre 2008 e che settimanalmente ha domandato, attraverso i suoi avvocati, di essere sentito ottenendone però rifiuti reiterati.
Il Gip ha certamente trascurato quella parte della sua memoria difensiva nella quale egli aveva chiarito che gli Schiavone non l'hanno mai sostenuto elettoralmente, tanto che il pentito Luigi Diana nel 2005 ha riferito che nelle elezioni provinciali era stata data indicazione di votare per Marcello, figlio dell'avvocato Francesco Schiavone, candidato in una lista civica. Il collaboratore Diana aveva ricevuto minacce da Walter Schiavone perché si pensava che lo stesso Diana avrebbe votato per lui e non per lo Schiavone. Diana peraltro è ritenuto attendibile perché le sue dichiarazioni hanno condotto ai processi "Spartacus 1 e 2". Ribaditosi esterrefatto per il ritardo con cui la richiesta custodiale è stata avanzata, deposita una memoria rivolta ai membri della Giunta e copia delle note difensive depositate presso gli uffici giudiziari.

Antonino LO PRESTI (PdL), relatore, gli domanda di essere più preciso su chi abbia chiesto a suo nome l'interrogatorio in procura.

Nicola COSENTINO (PdL) risponde che si tratta degli avvocati De Caro e Montone.

Matteo BRIGANDÌ (LNP) osserva che delle due, l'una: o il magistrato è animato da fumus persecutionis, oppure è semplicemente incorso in un madornale errore per aver trascurato il contenuto delle note difensive.

Nicola COSENTINO (PdL) osserva che le due cose non sono in contraddizione. D'altronde, la ritardata iscrizione nel registro degli indagati consente di tenere aperto il termine entro cui le indagini preliminari si devono concludere.

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, gli domanda che giudizio dia dell'uccisione di Michele Orsi.

Nicola COSENTINO (PdL) non ha elementi per esprimersi in proposito ma crede che si tratti di una punizione per non aver corrisposto a richieste estorsive.

Elio Vittorio BELCASTRO (Misto-MPA) domanda se sia aperto un procedimento penale per fuga di notizie presso la procura di Napoli.

Nicola COSENTINO (PdL) non ne è a conoscenza.

Antonino LO PRESTI (PdL), relatore, domanda se risultino atti giudiziari concernenti i fratelli Orsi.

Nicola COSENTINO (PdL) cercherà di procurarsene, giacché rammenta che la coraggiosa e stimata giornalista Rosaria Capacchione abbia parlato di vicende relative al tema evocato dal relatore.

(Il deputato Nicola Cosentino si allontana dall'aula)

Pierluigi CASTAGNETTI, Presidente, tenuto anche presente che il deputato Cosentino ha depositato due documenti e che forse ne farà pervenire altri, rinvia il seguito dell'esame alla prossima seduta che convoca sin d'ora per mercoledì 25 novembre alle ore 8,30. Tutta la documentazione sarà resa immediatamente disponibile per i componenti.

La seduta termina alle 11.50.

25 novembre 2009

(Seguito dell'esame e conclusione).

Antonino LO PRESTI (PdL), relatore, si ricollegherà all'esposizione svolta nella seduta dell'11 novembre e, anche alla luce dell'audizione di Nicola Cosentino e delle risposte che questi ha dato a quanti gli hanno rivolto domande, si è persuaso che la domanda di arresto debba essere respinta. L'impianto accusatorio, infatti, gli pare confuso e farraginoso, impostato com'è su talune evidenti incongruenze.
La prima e principale di queste è resa manifesta dalla tempistica: si tratta di un'inchiesta che nasce addirittura nel 2001 e le cui conclusioni fattuali risalgono al più tardi al 2004. Ne deriva un chiaro indebolimento delle esigenze cautelari e una fragilità complessiva delle ipotesi a carico di Cosentino.
La seconda incongruenza sta nella credibilità ridotta di Gaetano Vassallo, il quale ha motivi di rancore personale nei confronti di Nicola Cosentino e comunque, rispetto all'episodio della dazione di danaro, è del tutto impreciso sulla denominazione della moneta.
In terzo luogo, non è dato comprendere bene quale tipo di appoggio elettorale le cosche casalesi abbiano fornito a Cosentino, il quale è sempre stato eletto in Campania con un sistema elettorale senza preferenze.
In quarto luogo, sottolinea come il Cosentino non abbia mai ricevuto una comunicazione giudiziaria e ciò in un contesto nel quale l'adozione da parte del GIP della misura cautelare segue di ben nove mesi la richiesta dell'ufficio della pubblica accusa. Tutti questi elementi lo inducono a ritenere l'ordinanza cautelare claudicante e connotata da un fumus persecutionis in senso oggettivo. Ribadisce pertanto che la Giunta dovrebbe deliberare nel senso del diniego.

Donatella FERRANTI (PD) sottolinea che le regole processuali nel caso in esame sono state tutte rispettate, in particolare con riguardo all'avviso di garanzia, che è dovuto solo nel caso in cui l'indagato e il suo difensore debbano presenziare a un atto di indagine. Gli elementi di dilatazione temporale che il relatore indica come sintomatici di un fumus persecutionis, tutto al contrario, confermano la limpidezza professionale e intellettuale dei magistrati, i quali hanno voluto approfondire accuratamente gli elementi a carico del deputato Cosentino. Il fatto che l'inchiesta sia iniziata nel 2001 non ha alcun rilievo, giacché si tratta di un processo che involge molte persone e a quell'anno è ascrivibile la prima notizia di reato. Nicola Cosentino è entrato nell'inchiesta come persona identificata solo nel 2009.

Pierluigi MANTINI (UdC) ha partecipato all'esame della presente richiesta di arresto con apertura mentale e in qualità di parlamentare che ha a cuore le garanzie costituzionali degli imputati, membri delle Camere o meno che siano, e senza ossequio a discipline di partito o di schieramento. Rimarca che i rappresentanti delle istituzioni democratiche devono combattere le mafie in tutte le forme, con ogni mezzo e con rigore. Facendosi guidare da queste premesse di metodo, gli riesce difficile trovare un fumus persecutionis nella domanda avanzata dai magistrati di Napoli. L'articolo 416-bis del codice penale è uno strumento normativo assai innovativo nel panorama degli ordinamenti giuridici contemporanei perché tipizza l'associazione di tipo mafioso e ne configura la punibilità ex se e anche a titolo di concorso secondo modelli interpretativi delineati dall'evoluzione giurisprudenziale.
Facendo tesoro di questo patrimonio, peraltro, il legislatore stesso, all'articolo 275, comma 3, del codice di procedura penale ha previsto la custodia in carcere come misura cautelare necessaria in caso di indizi di colpevolezza per mafia. Dall'audizione del collega Cosentino è emerso un intero sistema di collusione con la criminalità organizzata, tanto preoccupante quanto diffuso in modo trasversale agli schieramenti. Il deputato Cosentino, tuttavia, non ha, per sua stessa ammissione, esercitato alcuna forma di speciale vigilanza rispetto a tali fenomeni ma questi, anzi, hanno accompagnato la sua condotta, tanto che egli ha pacificamente confermato di conoscere o frequentare noti criminali. Pur riconoscendo le discrasie temporali di cui ha parlato il relatore, gli pare che agli atti sussistano elementi di riscontro difficilmente contestabili, a partire dal sistema di nomina dei vertici delle società nel settore dei rifiuti di matrice politica, alle assunzioni clientelari e alla totale assenza di gare. In questo quadro, il rigore delle decisioni e dei comportamenti gli sembra irrinunciabile e preannunzia il voto favorevole alla richiesta di arresto.

Antonio LEONE (PdL) si dichiara concorde con il relatore.

Federico PALOMBA (IdV) osserva che il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso per sua natura è perdurante, salva un'aperta dissociazione. Sussistono a suo parere gli elementi per una misura cautelare, senza che possa individuarsi un fumus persecutionis. I magistrati infatti hanno sottoposto a procedimento penale anche Antonio Bassolino. Il deputato Cosentino ha del resto confermato l'impianto accusatorio quando non ne ha smentito alcun presupposto di fatto ma ha solo sostenuto che così fanno tutti. Voterà per l'arresto.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) crede che la concessione dell'arresto sarebbe un atto ingiusto, con cui si otterrebbe di restringere in carcere un soggetto a carico del quale si è proceduto con metodi da inquisizione spagnola, senza il benché minimo elemento fattuale. Crede che sia domandata a Nicola Cosentino una probatio diabolica, quella cioè di essersi dissociato da un sodalizio criminoso di cui non è mai stato parte. Voterà contro l'arresto.

Maurizio TURCO (PD), dichiaratosi d'accordo in via di principio con le asserzioni del collega Paolini, sottolinea però che queste valgono per tutti e non solo per i parlamentari. Data lettura di un'intervista resa al Corriere del Mezzogiorno del 15 ottobre 2009 dal procuratore generale della Repubblica presso la corte d'appello di Napoli, dott. Vincenzo Galgano, crede che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa sia un assurdo logico. Esprime rilievi sulla professionalità dei magistrati che hanno condotto l'inchiesta e si domanda se secondo costoro Cosentino debba essere considerato preminente rispetto al consorzio malavitoso o invece a questo sottoposto. Citati i risultati elettorali nelle recenti elezioni comunali di diversi paesi del casertano, preannunzia che voterà in modo tale da evidenziare il suo dissenso dall'arresto ma anche dalle ragioni esposte dal relatore.

Domenico ZINZI (UdC) preannunzia il suo voto contrario all'arresto.

Anna ROSSOMANDO (PD) considera gli argomenti del collega Turco confusi e privi di un'intima logica. Egli non confuta le frequentazioni del collega Cosentino né l'esistenza del pauroso intreccio tra politica e malavita in quelle zone della Campania. Le pare che tutto il suo ragionamento sia sganciato dalle risultanze inoppugnabili dell'inchiesta. Voterà per l'arresto.

Marilena SAMPERI (PD), richiamatasi alla relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta parlamentare sulla mafia della XV legislatura, approvata all'unanimità nel febbraio 2008, sottolinea come gli intrecci tra camorra, politica e imprese siano patrimonio conoscitivo indiscusso. L'inchiesta napoletana, a differenza di quanto ha sostenuto il relatore, non è quindi precaria o incongruente. Essa è invece cauta, verificata e puntuale. La vicenda descritta prende le mosse dalla costituzione, a opera dei fratelli Orsi, di una società la quale ha il precipuo scopo di inserirsi nel settore dei rifiuti, del quale i fratelli medesimi non conoscevano alcunché e del quale non avevano know-how. Gradualmente le strutture societarie riconducibili agli Orsi si espandono, acquisiscono compiti di gestione di servizi e si prestano alle richieste clientelari della politica. Emblematica è la vicenda della gara per scegliere il partner privato del consorzio CE4, connotata da illiceità a ogni passo. Altrettanto significativa è la vicenda della costituzione dell'Impregeco, la quale ha il precipuo scopo illecito di porsi come antagonista della Fibe-Fisia, che a sua volta si era legittimamente (con gara europea) aggiudicata l'esclusiva per una gestione industriale del ciclo dei rifiuti. Tutti questi passaggi sono seguiti e consentiti da Nicola Cosentino, quale effettivo dominus della situazione. Tutto ciò non è mera speculazione di un pentito ma è confermato da riscontri documentali, quali per esempio le verifiche al PRA in ordine ai veicoli usati per la raccolta dei rifiuti e gli atti amministrativi acquisiti (primi fra tutti i bandi di gara); le dichiarazioni dei medesimi fratelli Orsi; le intercettazioni telefoniche tra Sergio Orsi e Giuseppe Valente; un'informativa di polizia giudiziaria e dichiarazioni del medesimo Valente. Errano pertanto quanti propalano il concetto per cui si tratterebbe di un'inchiesta interamente basata sulle dichiarazioni del pentito Vassallo. A tal riguardo, si sofferma anche sulle dichiarazioni di Domenico Bidognetti ed Emilio Di Caterina e sulla perquisizione avvenuta a casa di Vincenzo Schiavone, presso la quale sono stati rinvenuti gli elenchi delle società vicine alla famiglia Schiavone che avrebbero dovuto ottenere lavori e commesse.

Maurizio PANIZ (PdL) sottolinea che la Giunta non deve entrare nel merito della vicenda, il quale pure non ha il pregio della concludenza e della verosimiglianza, ma deve limitarsi a verificare se la situazione prospettata possa sovvertire le esigenze della sovranità popolare. Nicola Cosentino è stato eletto dal popolo per svolgere una funzione parlamentare e di governo. Un eletto del popolo non può essere privato della sua funzione senza validi motivi che in questo caso mancano del tutto. Peraltro è doveroso il compito di un esponente politico di intervenire nei fatti del suo territorio e nella nomina delle varie società di servizi. Nulla nelle carte processuali prodotte, i cui elementi peraltro si fermano al 2004, consente di intaccare il principio di sovranità popolare. Sottolinea altresì che Cosentino è formalmente indagato dal 12 febbraio di quest'anno e che tuttavia in soli 5 giorni matura la decisione di chiederne l'arresto, salvo poi constatare che il GIP ha impiegato ben nove mesi per accogliere quella richiesta. A nome del suo gruppo dichiara voto favorevole alla proposta del relatore.

La Giunta, a maggioranza, delibera di proporre all'Assemblea il diniego dell'autorizzazione in titolo e dà mandato al deputato Lo Presti di predisporre la relazione.

Marilena SAMPERI (PD) presenterà una relazione di minoranza.

Federico PALOMBA (IdV) ne presenterà una propria.

Maurizio TURCO (PD) preannunzia l'intendimento di presentare un proprio documento nel quale illustrare le sue valutazioni difformi da quelle del relatore.

Pierluigi MANTINI (UdC) si riserva di valutare se sottoscrivere le relazioni di minoranza preannunziate o presentarne una propria.

La seduta termina alle 10.30.


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